Così l'albergo diffuso restaurato dalla Regione ridiventa casa privata

Scadono i vincoli decennali e molti beneficiari dei fondi pubblici iniziano a ritirare le abitazioni. Rinunce anche da alcuni Comuni
UDINE. Allo scadere del vincolo decennale molti proprietari iniziano a ritirare gli alloggi dagli alberghi diffusi realizzati in regione. Lo stesso stanno facendo alcuni Comuni che per effetto della legge Madia cedono le quote. Il rischio è che qualche realtà scenda al di sotto del numero minimo dei posti letto (80) previsti dai bandi regionali ed europei. Sono questi i problemi da risolvere a 40 anni dal lancio di una delle idee più innovative a favore della montagna espressa dallo scrittore Leonardo Zanier.
Il modello di valorizzazione turistica che ha consentito di restaurare con soldi pubblici centinaia di abitazione va ripensato per garantire il ricambio dei proprietari di seconde case che, a differenza di chi esce, vorrebbero entrare a far parte del sistema per riaprire le case disabitata. Dalla Carnia al Pordenonese, i protagonisti di ieri e di oggi, chiedono alla Regione di tornare a credere nel progetto preparandosi a rifinanziare il bando come avvenne fino a cinque anni fa.
Pascolo e il vice sindaco di Comeglians avrebbero preferito attendere per non venir meno all’impegno dimostrato da Zanier e dallo studioso Giorgio Ferigo che nell’albergo diffuso vedevano un motore di sviluppo della montagna. «Nato a Comeglians – insiste Pascolo – il progetto è stato “esportato” in tutto il mondo grazie a Zanier e Ferigo». Ma non è ancora tutto perché anche Raveo, prima ancora di Comeglians e Raveo, ha deliberato la dismissione delle quote dell’albero diffuso.
«Il Cda ha respinto la richiesta motivandola con il fatto che venendo meno i 25 posti letto di proprietà del comune di Raveo, l’albergo diffuso Zoncolan potrebbe andare sotto la soglia minima degli 80 posti», spiega il presidente Lorenzo Linda non senza chiarire che tale eventualità potrebbe realizzarsi a seguito di possibili ritiri di altri fabbricati privati sui quali pesa la scadenza dei vincoli decennali. Sarebbe un peccato nel momento in cui l’albergo diffuso Zoncolan ha raddoppiato le presenze passando, negli ultimi tre anni, da 3 a oltre 6 mila ospiti. Gestisce anche il campeggio e occupa 7 persone.
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L'architetto Toson: "Vanno selezionati i privati e gli enti per evitare le speculazioni finalizzata agli aiuti"
«La Regione dovrebbe modificare la legge 2/2002, chiedere ai Comuni che intendono adottare il modello albergo diffuso di predisporre un master plan e una variante urbanistica pena la non assegnazione dei contributi. La Regione dovrebbe incentivare lo sviluppo di una rete di alberghi diffusi omogenei nella qualità e originali a seconda delle specifiche vocazioni delle località, definire un programma di formazione, creare uno strumento di marketing e mettere a punto fondi specifici per il progetto di accesso al credito». Certo che il modello definito nel 1978 a Comeglians dai professori del Politecnico di Zurigo Flora Ruchat Roncati e Dolf Shnebli chiamati da Leonardo Zanier è ancora valido, l’architetto Carlo Toson che con Zanier ha vissuto tutte le stagioni dell’albergo diffuso, propone alcune linee di intervento per evitare «speculazioni atte a ottenere semplicemente i contributi per poi uscire dal programma».
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Toson è convinto che, alla luce dell’esperienza maturata sul campo, «è facile per la Regione correggere il tiro e perfezionare il modello». Ecco perché suggerisce di «impostare il progetto destinato alle comunità dall’alto» visto ce i Comuni «non hanno né le capacità né la forza di impostare programmi di questo tipo. Va tracciato un percorso e creato un supporto». Come? «Prima dei bandi che spesso utilizzano fondi europei vanno predisposti varianti urbanistiche ad hoc, regolamenti edilizi che definiscano qualità e quantità degli interventi con particolare riguardo al recupero e restauro del patrimonio architettonico e ambientale». Altrettanta attenzione va riservata al marketing, non è possibile – sono sempre le parole di Toson – che i russi conoscano Rimini senza avere neppure idea di dove si trovi il Friuli.
Bandi regionali, ecco le richieste per i proprietari
Toson entra nel merito anche dei bandi regionali che «hanno comunque attirato investimenti privati che altrimenti sarebbero finiti in altri luoghi. I bandi più recenti erano 50/50 e costituivano un buono stimolo per la partecipazione dei piccoli proprietari». L’architetto ritiene si possa fare di più «attivando strumenti finanziari che consentano alle cooperative o alle società private costituite dai proprietari di investire direttamente sul territorio per crescere.
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Gli investimenti – aggiunge Toson – devono riguardare piccole attività imprenditoriali ma anche acquisizioni di parte del patrimonio edilizio altrimenti destinato a perdersi e a uscire dal sistema». In questo contesto non possono venir meno gli investimenti tecnologici e neppure l’assunzione del progetto da parte dei Comuni come vero scopo della loro funzione. Toson cita l’esempio di Sauris che dopo aver recuperato borgo San Lorenzo risulta ancora proprietario della metà degli alloggi del suo albergo diffuso.
Altrettanta sensibilità deve essere richiesta ai privati che, sempre secondo Toson, «vanno selezionati senza ambiguità tra persone convinte del progetto. Vanno create regole chiare al fine di evitare speculazioni atte a ottenere i contributi per poi uscire dal programma. Va evitata l’uscita volta a creare immobili non utilizzati come spesso accade per le seconde case»
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