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Roberti annuncia: "Nuove Province entro l’estate, Udine e Pordenone torneranno all’antico"

L’assessore spiega il piano della giunta: «Saranno rette da Commissari in attesa dell’avvio della modifica dello Statuto». E sul numero degli enti: «L’ideale è unire Gorizia con Trieste, altrimenti punteremo sulla nascita della Città Metropolitana»

Mattia Pertoldi
3 minuti di lettura
L’assessore regionale alle Autonomie Locali, Pierpaolo Roberti 

UDINE. La giunta, adesso, accelera e punta alla rinascita delle Province, pur declinate nella versione di enti “Speciali”, entro metà anno per cominciare il processo di devolution di funzioni e competenze dalla Regione agli enti intermedi. Enti che saranno retti, per il momento, da Commissari in attesa che il processo legislativo porti al possibile ritorno all’elezione diretta. Una strada che potrebbe passare attraverso la Paritetica Stato-Regione oppure, come spera l’assessore alle Autonomie Locali Pierpaolo Roberti, modificando lo Statuto regionale.

Assessore avrà notato come non abbiate nemmeno cominciato a discutere della sua riforma che già i malumori si sono scatenati un po’ ovunque...

«In questi mesi né il sottoscritto né Massimiliano Fedriga hanno mai preso posizione sulle proposte che, naturalmente, sono emerse a seconda delle sensibilità dei territori e delle singole forze politiche. Sappiamo bene come quando si discuta di enti locali i mal di pancia diventino inevitabili, ma siamo pronti a gestirli».

Va bene, allora partiamo da una considerazione: quale può essere , secondo lei, lo schema ideale?

«Un territorio diviso in tre enti, unendo Gorizia a Trieste. In questa maniera non soltanto ci muoveremmo sulla strada già tracciata da Camere di commercio, Confidi e sanità per due aree che hanno molto in comune, ma creeremmo anche un ente in grado di giocarsela, per numero di abitanti e superficie, con Udine e pure con Pordenone quanto a economia».

Non farà finta di ignorare l’alzata di scudi di mezzo Isontino su questa ipotesi, vero?

«Ne sono conscio e per questo motivo nei prossimi giorni incontrerò una rappresentanza di sindaci del Goriziano per provare a convincerli. Nel caso in cui il veto, però, dovesse prevalere, non imporremo nulla dall’alto, ma troveremo un’altra soluzione».

Quale?

«Ragioneremo soltanto con Monfalcone per convincere la città a entrare nella futura Città Metropolitana di Trieste che, a quel punto, si affiancherà a tre Province: Udine, Pordenone e Gorizia».

Scusi, ma mettiamo che Monfalcone accetti di passare con Trieste. Significherebbe prevedere una provincia, quella di Gorizia, da più o meno 100 mila abitanti. Che senso avrebbe?

«Lo so e infatti non è la mia soluzione preferita. Cercherò di spiegare ai goriziani il rischio di finire “schiacciati” tra Udine e Trieste. Noi però non forzeremo la mano a nessuno e lasceremo ai territori totale autonomia di scelta».

Udine e Pordenone, invece, torneranno esattamente come prima della loro abolizione?

«Sì anche perché in questi mesi non ho ricevuto nessuna richiesta da parte dei Comuni di passaggio da un’area all’altra».

Quanto ai tempi previsti, invece, parliamo sempre di fine anno?

«No, adesso acceleriamo. Contiamo di arrivare entro l’estate alla nascita degli enti che, per il momento, verranno affidati alla gestione di un Commissario che prenderà in mano la gestione di alcune funzioni, a partire dall’edilizia scolastica. Il personale? Intanto trasferiremo quello delle Uti, poi punteremo sui bandi dedicati alle Province riducendo drasticamente quelli per la Regione».

L’iter successivo cosa prevede?

«Da un punto di vista amministrativo non fisseremo, come è stato fatto per le Uti, nessun termine per la cessione delle competenze dalla Regione ai nuovi enti. Il trasferimento avverrà, di volta in volta, con apposite leggi che conterranno anche il parallelo trasferimento di personale».

Ed è sempre convinto di poter tornare a enti elettivi?

«Certamente. Ci sono due strade. Ricordo che attualmente siamo costretti a pensare a enti di secondo grado per colpa della Delrio. Una legge ordinaria, però, che può essere superata da una norma di attuazione dello Statuto, da approvare in sede di Paritetica che ha un peso maggiore rispetto alla Delrio. Io tuttavia, preferirei evitare scorciatoie e punterei sulla modifica dello Statuto».

Parliamo di oltre un anno di lavoro, però, e con un Governo che difficilmente arriverà a fine legislatura...

«Nel caso di intoppi c’è, come ho detto, la Paritetica, ma io vorrei reinserire le Province in Statuto perché non stiamo pensando a una riforma per i prossimi 5 anni, bensì a una legge che duri a lungo».

Il suo cronoprogramma cozza con quello di uno dei principali alleati della Lega, e cioè Progetto Fvg, che punta ad arrivare all’elezione diretta già in autunno...

«Ribadisco come non stiamo parlando di una “normetta” transitoria, bensì di una legge destinata a lasciare il segno in Fvg. Sicuramente arriveremo a eleggere presidenti e Consigli entro fine legislatura, ma abbiamo il dovere di essere seri senza lasciarci andare a promesse e tempistiche francamente assurde».

Senta, sarà lei a completare questo processo o la vedremo, fra un paio d’anni, candidato sindaco a Trieste?

«Tutti coloro che fanno politica sognano di guidare il proprio paese o la propria città. Oggi, però, vesto felicemente i panni dell’assessore regionale con due deleghe chiave per il programma elettorale della coalizione – sicurezza ed enti locali – e conto di portare a termine il lavoro avviato».

Una curiosità: alla fine avete deciso definitivamente il nome di questi nuovi enti?

«Lo deciderà il presidente. A me cambia poco».

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