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Tre anni senza Giulio Regeni, il plauso della madre a Fico: "Alle volte la politica ha un cuore"

Il presidente della Camera ha partecipato al corteo in memoria del ricercatore friulano torturato e ucciso al Cairo. In piazza un lungo serpentone giallo ha seguito la famiglia nella camminata silenziosa, fino al teatro comunale, dove nella sala Bison hanno preso la parola i genitori di Giulio, Erri De Luca, Pif e l'avvocato della famiglia Alessandra Ballerini. Il legale: la Farnesina dichiari l'Egitto un Paese insicuro e richiami l'ambasciatore

Elisa Michellut e Mattia Pertoldi
5 minuti di lettura

FIUMICELLO. È il silenzio a «parlare». Il silenzio di una piazza gremita, quella di Fiumicello, che «non molla» e che alle 19.41 si ferma per chiedere ancora una volta «verità e giustizia» per Giulio Regeni.

FIUMICELLO, IL CORTEO E LA FIACCOLATA PER GIULIO - IL VIDEO

A tre anni dalla sparizione del giovane ricercatore friulano a Il Cairo, all'ora esatta in cui partì l'ultimo messaggio dal suo cellulare, Fiumicello si illumina di giallo, colore simbolo di Amnesty International, e in una «staffetta» ideale di fiaccole raggiunge le altre 100 piazze d'Italia, che da nord a sud lamentano l'assenza di risposte per la morte di Giulio.

GIULIO REGENI, STORIA DI UN OMICIDIO - LO SPECIALE

In piazza ci sono la mamma, Paola Deffendi, il papà, Claudio, e la sorella, Irene. Accanto a loro il presidente della Camera, Roberto Fico, che prima di raggiungere il centro del paese ha sfilato con la famiglia, sempre accanto al padre, lungo le vie nella «Camminata dei diritti». In centinaia, avvolti nelle loro sciarpe, hanno accompagnato il Governo dei giovani, progetto di cittadinanza attiva e partecipazione democratica che coinvolge studenti e amministrazione comunale, nella marcia per ricordare gli articoli della Convenzione sui diritti dei bambini e degli adolescenti.

[[(MediaPublishingQueue2014v1) Regeni, tre anni senza Giulio: le immagini della fiaccolata a Fiumicello]]

Presente alla manifestazione anche Denis Cavatassi, l'italiano condannato a morte in Thailandia e poi assolto dalla Corte Suprema, che ha incontrato la famiglia Regeni e il presidente della Camera. La serata prosegue con una tavola rotonda: sul palco anche una sedia libera con una rosa, che Paola Deffendi ha lasciato simbolicamente ad Amal Fathy, moglie del consulente legale egiziano della famiglia Regeni.

PER APPROFONDIRE: Il ruolo della politica e il cinismo di Luttwak - Il commento di Ferdinando Camon

La fiaccolata silenziosa a Fiumicello

Un lungo serpentone giallo è partito da piazzale Falcone Borsellino, fucina di idee e palestra di pensieri per tanti ragazzi. Persone di tutte le età, ieri sera, sono scese in piazza a fianco di Paola, Claudio e Irene Regeni, che hanno aperto la camminata dei diritti, voluta dal Governo dei Giovani e dall’amministrazione comunale, assieme al presidente della Camera Roberto Fico e a tanti sindaci del territorio.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Tre anni senza Giulio Regeni, l'appello per la ricerca della verità]]

Tra i presenti anche l’avvocato Alessandra Ballerini, Giuseppe Giulietti, Cristiano Shaurli in rappresentanza del consiglio regionale, il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, l'onorevole Luigi Manconi, lo scrittore Erri De Luca, gli artisti Pif, Lorenzo Terranera e il regista Marco Bechis. Commosso l’intervento della sindaca di Fiumicello Villa Vicentina, Laura Sgubin, che ha ripercorso tre anni di ricerca della verità.

Tre anni senza Giulio, i genitori e il presidente Fico incontrano il governo dei giovani



«Piazzale Falcone e Borsellino, le scuole, la sede del Governo dei Giovani e il parco scolastico “Giulio Regeni” – ha detto – sono luoghi significativi per tutti noi perché ci ricordano la presenza di Giulio. Sono luoghi che ha frequentato, in cui ha giocato, studiato e posto le basi per il suo cammino, da persona indipendente e attenta agli altri, sempre con uno sguardo sul mondo».

Regeni, il ricordo di Fiumicello. Musica, fiaccole e tanti ragazzi: "I valori di Giulio dentro di noi"



Alle 19.41, ora in cui Giulio è scomparso, nella piazza centrale di Fiumicello si sono accese centinaia di candele. Un abbraccio corale e una speranza per il futuro.

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La mamma Paola: "Tre anni rubati a Giulio, tre anni senza verità

Il coraggio, quello di riuscire a convivere ogni giorno, da tre anni, con un male fino a quel momento sconosciuto. Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso e torturato in Egitto, ha raccontato tre anni di attesa, tre lunghi anni di ricerca di quella verità che ancora non arriva.

«Tre anni sono tanti – ha detto la madre di Giulio, ieri sera, durante l’incontro “Pensieri e parole per Giulio” -. Non avrei mai pensato di riuscire a resistere. Spero che gli anni di attesa non diventino 40, perché se così fosse avrò già 101 anni. Per noi la percezione del tempo è cambiata dopo quello che è accaduto ed è cambiato anche il rapporto tra l’aspetto interiore ed esteriore. Sono stati tre anni rubati a Giulio, che non ha potuto portare avanti il suo percorso. Il nostro coraggio è convivere ogni giorno, da tre anni, con un male che non conoscevamo». Claudio Regeni, il padre di Giulio, ha ringraziato le istituzioni intervenute e i cittadini.

La mamma di Regeni: "Riconosciuto Giulio solo da punta del naso"



«E’ dall’inizio, da quando siamo rientrati dal Cairo, che siamo stati accolti da questa comunità con un abbraccio affettuoso. Se abbiamo fatto qualche progresso e strappato qualche brandello di verità è grazie ai nostri procuratori, alle squadre d’investigazione e d’indagine. Dopo tre anni di battaglie e rimpalli di informazioni, alla ricerca di risposte che non arrivano, continueremo il nostro cammino».

Erri De Luca: "Quando gli affari sono anteposti ai cittadini, si deve parlare di mafia"

«Oggi a Il Cairo c'è un nostro ambasciatore che continua a occuparsi degli affari di questa società. Un Governo ha come primo compito la tutela della vita dei propri cittadini in Italia e all'estero. Se invece antepone a questo suo compito il mercato, le merci e gli affari, ecco qui si tratta di mafia».

Tre anni senza Regeni. Il governo dei giovani: "Il suo insegnamento importante per noi"

Lo ha affermato Erri De Luca, a Fiumicello in occasione delle manifestazioni a 3 anni dalla scomparsa di Giulio Regeni a Il Cairo. «Cosi fanno le mafie - ha insistito lo scrittore - antepongono i loro affari, i loro interessi privati a tutto».

«Non appartengo a nessun partito e istituzione - ha quindi precisato - la fedeltà che devo è alla mia coscienza di cittadino. Non ho bisogno di sfumare niente: in questa storia di verità ostacolata non c'è nessuna attenuante».

Tre anni senza Giulio Regeni, Shaurli (Pd): "Tutta la regione chiede verità"



In centinaia per ricordare il ricercatore di Fiumicello

All’appello per continuare a lottare di mamma Paola, papà Claudio e della sorella di Giulio, Irene, hanno risposto anche l’onorevole Luigi Manconi, Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, intervenuti sul palco a fine fiaccolata insieme a diversi esponenti della cultura e dello spettacolo.

Fra questi, lo scrittore Erri De Luca, l’artista Pif e il regista Marco Bechis. Nel corso della serata, sono stati proiettati anche i messaggi delle argentine Elsa Pavon e Carolina Pesino, che hanno espresso solidarietà a Paola Deffendi a nome dell’Associazione Madres de Plaza de Mayo. Sul palco spiccava una sedia vuota: quella lasciata volutamente libera per Amal Fathy, moglie del consulente legale al Cairo della famiglia Regeni, arrestata e imprigionata per diversi mesi dal governo egiziano.

Il legale dei Regeni: la Farnesina dichiari l'Egitto un Paese insicuro e richiami l'ambasciatore

«Nel dicembre scorso ci sono stati cinque iscritti nel registro degli indagati della Procura Italiana e possiamo dare un nome a queste persone. Fra loro ci sono dei generali, dei colonnelli, un maggiore, un soldato normale. Quattro di queste cinque persone appartengono alla stessa sezione della National Security.

Regeni, l'avvocata Ballerini: "Faremo nostre indagini difensive, la missione dell'ambasciatore non ha più senso"

Questo ci dice che non è stato un errore, un gesto inconsulto di alcuni, ma c’era un disegno, che va avanti ancora adesso. È stata coinvolta una scala gerarchica, di tutta una sezione di un ufficio della National Security, lo stesso che anche in questi giorni perseguita i nostri consulenti».

Lo ha detto l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini. «L’Egitto - ha aggiunto Ballerini - non è mai stato inserito in nessun elenco di Paese insicuro. Giulio non poteva sapere perché il Paese era sempre stato considerato un Paese sicuro, un Paese amico».

«Voglio leggere scritto nel sito della Farnesina - ha affermato la legale della famiglia Regeni - che in quel Paese è stato rapito, torturato e ucciso un cittadino italiano. E questo deve avvenire un giorno dopo, non mesi dopo e su sollecitazione di un senatore delle Repubblica. Bisogna scrivere che è un omicidio di regime, che è un Paese insicuro, dove un cittadino italiano può essere preso, torturato e ucciso nella assoluta impunità».

Alessandra Ballerini ha anche caldeggiato un rientro dell’ambasciatore italiano in Egitto, «perché la sua missione non ha più ragion d’essere e non ha portato alla verità in nessun modo».

«Abbiamo scoperto negli ultimi anni che ci sono stati dieci casi di italiani presi come Giulio, fatti sparire nel nulla, talvolta per più di una settimana, e rimandati indietro anche molto mal conci. Queste persone non parlano perché hanno paura e non possiamo fargliene una colpa dopo che sono finiti in quelle mani. Però chi sa lo deve dire e lo deve infilare nel sito ’Viaggiare sicurì. In Egitto, tre o quattro persone al giorno fanno la fine di Giulio».

«Pretendiamo - e il nostro Parlamento europeo su questo si è già espresso - che venga chiesto il perdono per Amal», ha aggiunto infine Ballerini, spiegando che la moglie del loro consulente locale Fathy è stata richiusa in prigione, lontana dal figlio di 3 anni e senza cure mediche, per oltre 7 mesi e che rischia di tornarci.

«Può essere chiesto dagli Stati al generale Al Sisi. Lo so che sembra quasi una bestemmia che noi si debba chiedere perdono, ma se è il modo per salvarle la vita, chiediamolo», ha concluso.

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