Frecce Tricolori, il pilota racconta Studenti “rapiti”

Di che colore sono fatti i sogni? Cambiano, mutano in base alle speranze, ai traguardi che ciascuno si pone. Il sogno di Emanuele Savani era colorato di blu, verde, bianco e rosso: da bambino voleva diventare un pilota delle Frecce Tricolori, uno dei simboli italiani, nato in Friuli ed esportato in tutto il mondo.
Savani ce l'ha fatta: col grado di capitano, pilota uno degli aerei che a ogni uscita regalano emozioni, fanno strabuzzare gli occhi, scaldano i cuori. C’è riuscito perché al talento ha unito impegno, passione, studio, lavoro, sacrifici. Il pilota di Azzano Decimo ha centrato il suo obiettivo: è stato capace, ha voluto, dare forma al suo desiderio più grande.
Ieri, nell'ambito del progetto “A scuola con le Frecce Tricolori”, reso possibile dalla sinergia tra la pattuglia aerea acrobatica, Fondazione Friuli e gli istituti delle province di Pordenone e Udine, Savani ha incontrato gli studenti del Kennedy. Si è raccontato, ha spiegato cosa sono le Frecce, perché sono diventate quello che sono, cosa rappresentano per il mondo e, soprattutto, ciò che significano per lui. Il coronamento di un sogno, appunto, com'è giusto, doveroso, sognare quando si è ragazzi, quando il proprio percorso è ancora tutto da scrivere. Ha indicato una via, Savani, ma è più corretto definirla la strada maestra. Un percorso in cui, prima di tutto, conta la dedizione. La capacità, ovvero, di applicarsi, rimanendo concentrati, come fa lui, durante le intense giornate da pilota alle quali ha fatto riferimento il presidente di Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini, intervenuto al Kennedy. Ha lanciato un messaggio, dato una speranza e, in egual misura, sottolineato una consapevolezza: non basta avere ambizioni, bisogna voler raggiungere il traguardo che ci si pone.
«Il volo, come la vita, è la continua correzione degli errori» ha detto Savani. Parole che hanno completato un messaggio denso di significati perché intriso di verità, reale come il sogno al quale lui è stato capace di dare forma. —
I commenti dei lettori