le testimonianze
Sarà fissato la prossima settimana un incontro chiarificatore tra l’avvocato difensore, Stefano Comand, e il pm Maria Grazia Zaina per fare il punto della situazione nell’ambito dell’inchiesta per l’ipotesi di truffa che vede tra gli indagati in qualità di venditore incaricato l’imprenditore Paolo Marco Filippin dopo le perquisizioni della Guardia di Finanza nella sede legale della ditta di mobili “L.Sato Italia – Arte dell’Arredo” (attuale denominazione “Fabbriche Riunite srl”) a Brugnera e nella sede di Trieste della ditta. Originario di Artegna, Filippin è stato anche un personaggio televisivo avendo partecipato come “tronista” a “Uomini e donne”.
Ma intanto continuano ad arrivare segnalazioni alle associazioni dei consumatori da parte di clienti che nei mesi scorsi avevano versato acconti di migliaia di euro per la fornitura di mobili e cucine che non sono mai stati consegnati. Clienti residenti in particolare nelle province di Pordenone, Udine e Trieste. C’è chi ha presentato già querela e chi sta riflettendo ancora sul da farsi. Tra le associazioni coinvolte ci sono Federconsumatori e l’Organizzazione tutela consumatori Fvg. E le storie che emergono sembrano ricalcare gli stessi “cliché”. Alcuni dei clienti hanno contatto il Messaggero Veneto per raccontare la propria esperienza.
«In maggio ho versato un acconto da 3 mila euro per una cucina – riferisce un cliente residente nel Pordenonese –. La consegna era stata prospettata a novembre ma nonostante le tante rassicurazioni non è mai arrivata. Ogni volta c’era una scusa diversa. Ho mandato una prima Pec, poi una seconda di sollecito minacciando la risoluzione del contratto. Alla fine, due mesi fa, mi sono deciso a presentare denuncia».
«Lo scorso marzo abbiamo firmato il contratto per una cucina. Il prezzo, scontato, era di 9.500 euro – spiega una cliente che si era rivolta alla sede di Trieste –. Alla stipula abbiamo versato 4.400 euro come acconto. Poi altri 4.400 in settembre. In tutto 8.800 euro, ma non abbiamo ricevuto la cucina e nonostante i solleciti attraverso email e contatti telefonici non abbiamo nemmeno riavuto il denaro. A questo punto siamo andati dall’avvocato per una diffida e siamo pronti a fare causa». —
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