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Regeni, nessun passo indietro da parte di Fedriga: "No agli striscioni. Ma pronto a incontrare i genitori"

Il governatore a margine della cerimonia per la commemorazione dei caduti di Porzus al Bosco Romagno di Cividale: «Ho già parlato con la sua famiglia e sono pronto a rifarlo, ma questa morte va sottratta alla politica»

Walter Tomada
2 minuti di lettura

UDINE. «Gli striscioni? Non servono. È più utile la Commissione d’inchiesta»: a margine della cerimonia per la commemorazione dei caduti di Porzus al Bosco Romagno di Cividale, dove ha parlato della necessità di tenere in vita la memoria storica del confine orientale, il governatore Massimiliano Fedriga è tornato sulla vicenda di un’altra memoria che negli ultimi giorni si è fatta controversa, quella di Giulio Regeni.

degli striscioni che chiedevano “Verità e giustizia” si sono fatti sentire, ma il presidente non è intenzionato a fare marcia indietro. «Sono diventati un tema divisivo. A ogni battito di ciglia, ogni volta che si devono anche temporaneamente rimuovere, si scatena ad arte polemiche su polemiche, che non rendono giustizia a nessuno».

E allora «la morte di questo ragazzo va sottratta all’agone politico». Alla domanda «Incontrerebbe i genitori di Regeni per spiegarglielo di persona?«, il governatore ha aperto uno spiraglio: «Li ho già incontrati al Premio Lucchetta, e se fosse utile lo rifarei. Sta di fatto che resto convinto che la Commissione d’inchiesta che è stata istituita rappresenti lo strumento istituzionale adeguato a chiarire la vicenda».

Intanto la famiglia, che in questi giorni aveva mantenuto il silenzio, ha fatto sentire per la prima volta la sua voce. «Per ogni striscione che tolgono ne esporremo altri mille» ha twittato Irene, la sorella di Giulio, messaggio rilanciato anche dall’avvocato dei Regeni, Alessandra Ballerini.

 

Su altri versanti, il presidente ha manifestato soddisfazione per l’accordo con la Slovenia sulle pattuglie miste a presidio del confine in funzione anti-clandestini. «Inseguivamo da tempo questo risultato e la collaborazione con Lubiana è totale. Il problema è ovviamente che la barriera effettiva dell’Unione europea è il confine con la Croazia ed è lì che va risolta la situazione. Ci attendiamo il rispetto degli impegni anche perché se non ci sarà reciprocità in questo senso, la richiesta della sospensione di Schengen sarà un atto necessario».



Questo non significa aprire un fronte di scontro con la Croazia? «No, anzi. La Croazia è stata messa alla berlina dalla stessa Unione, ed è stata lasciata sola come l’Italia ad affrontare il nodo immigrazione. Tuttavia noi oggi questo nodo lo stiamo affrontando con grande determinazione e chiediamo agli altri di fare lo stesso». In questo senso, fa capire Fedriga, non c’è altra linea possibile rispetto a quella, che vuole impedire gli arrivi sia per mare che per terra dettata da Matteo Salvini.

Quello stesso Salvini che potrebbe forse essere a Trieste per benedire la firma del mega accordo negoziato con l’amico Viktor Orban e che porterà a un investimento da oltre 100 milioni da parte dell’Ungheria sul Porto di Trieste, circostanza confermata dal ministro degli Esteri magiaro Péter Szijjártó. Voci insistenti danno per certa la data del 5 luglio e Fedriga, pur non confermando, fa capire con un sorriso sornione che ormai la questione è solo quella di sincronizzare alcune agende. Specifica tuttavia che per un Friuli Venezia Giulia che ha identificato ormai la “mission” di «piattaforma logistica centro-europea», si tratterebbe di un bel colpo.

Acqua sul fuoco invece sul Decreto Calabria, che «pare non riguardare la nostra Regione che paga da sola la propria sanità». Nessun ricorso alla Corte Costituzionale, quindi, «al massimo – ha chiuso – chiederò un’interpretazione legislativa ma dal Governo sto ricevendo segnali rassicuranti».

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