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Ambiente servizi, spunta la cordata anti Gasparotto

Accordo tra undici sindaci sulla terna Furlan, Panontin e Dusolina Marcolin Proposta di superare anche l’amministratore unico di Mtf. Partita in salita

2 minuti di lettura



Undici temerari per scalzare l’immortale delle società pubbliche. Isaia Gasparotto taglia il nastro del nuovo impianto a biometano, a San Vito al Tagliamento, accanto all’amico di sempre e presidente di Unindustria Michleangelo Agrusti e, dopo la bufera che lo aveva coinvolto per il concorso di Eco sinergie (partecipata di Ambiente e servizi), a cui si era presentata solo la figlia (poi ritiratasi), annuncia tranquillo che è pronto ad andare avanti. È pronto a candidarsi nuovamente alla guida della più importante azienda pubblica dei rifiuti, per il settimo mandato, a 75 anni.

La svolta

Peccato che, la settimana scorsa, a tutti i soci sia arrivata la proposta di un cambio di rotta: l’ipotesi di una nuova lista, sottoscritta da 11 Comuni che in linea teorica rappresentano la maggioranza relativa degli azionisti (tolte le quote di proprietà di Ambiente e servizi che sono l’11,3 per cento). I temerari, per così dire, sono la rappresentazione di un patto politico trasversale, come si può capire dall’orientamento dei Comuni che hanno avanzato la proposta e dalla composizione dell’ipotetico consiglio (a cui potrebbero aggiungersi altri due nomi). La terna lanciata da chi vuole superare l’era Gasparotto è formata da Walter Furlan, amministratore di Lsm (società sacilese) e già amministratore unico di Gsm (per la presidenza), Paolo Panontin (già assessore regionale dei Cittadini) e Dusolina Marcolin (espressione di Fratelli di Italia e quindi del centrodestra).

Il patto fra Comuni

Ma andiamo per gradi. A stringere l’alleanza sono stati i Comuni di Azzano Decimo, Brugnera, Chions, Fiume Veneto, Fontanafredda, Pasiano, Porcia, Pravisdomini, Sacile, San Giorgio della Richinvelda, Valvasone-Arzene. Volendo dare una lettura politica si potrebbe dire: Cittadini, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il documento che queste amministrazioni hanno inviato agli altri sindaci, non si limita a proporre una terna alternativa all’attuale governance. Vuole ridurre i compensi portando l’ammontare complessivo del nuovo cda all’80 per cento di quello del 2013. Entra poi nel merito delle società partecipate e in particolare di Mtf, partecipata al 99 per cento da Ambiente e servizi.

Il caso Zanin

La società Mtf, che si occupa di gestione ambientale e raccolta rifiuti per il Comune di Lignano, ha come amministratore unico Pietro Mauro Zanin, attuale presidente del consiglio regionale. È bene chiarire subito che non c’è incompatibilità tra i due incarichi, ma sta di fatto che i sindaci vorrebbero che la società venisse amministrata da un cda e che questo costasse meno: nel complesso quanto l’indennità lorda dell’amministratore unico (40 mila euro) escludendo invece l’indennità di risultato che attualmente Zanin percepisce (15 mila euro come indicato con trasparenza nel sito della srl).

La battaglia

Dopo che il documento è arrivato agli altri Comuni soci che non hanno sottoscritto l’intesa – San Vito, Casarsa, Castelnovo, Cordovado, Lignano Sabbiadoro, Morsano al Tagliamento, Pinzano al Tagliamento, Polcenigo, San Martino al Tagliamento, Sesto al Reghena, Spilimbergo, Zoppola – e al presidente del cda, si è scatenata la guerra. Si racconta di telefoni bollenti e processioni nell’ufficio di Gasparotto e della compattezza degli undici messa a dura prova. L’assemblea, che era stata fissata il 26 giugno, è destinata a slittare. Ci sarebbe già una richiesta di rinvio, firmata tra gli altri dal sindaco di Brugnera Renzo Dolfi, che pure ha sottoscritto il documento degli undici. Non va però dimenticato che Dolfi è quello che più di altro può subire pressioni perché è dipendente di Ambiente e servizi e questo, fin dai tempi del suo assessorato alle politiche ambientali con il sindaco Ivo Moras, gli è costato non pochi attacchi politici.

Il rinvio

Una richiesta di rinvio non è necessariamente un passo indietro, ma è probabile che – più che il muro contro muro – si cerchi la diplomazia. Se la posizione di San Vito è da sempre pro Gasparotto, anche perché il Comune non intende cedere la governance della società, ci sono posizioni più difficili da mantenere. Tra i Comuni che non hanno firmato (ancora?) il documento, ci sono Casarsa – la cui sindaca non ha lesinato apertamente critiche a Gasparotto –, ma anche Polcenigo, Morsano e Cordovado che sono governati da sindaci di Fratelli d’Italia. Forse pensano di sostenere Marcolin, ma non Furlan e Panontin? I sindaci della Lega, che al momento hanno scelto di stare nella cordata “anti Gasparotto”, resisteranno ad altre pressioni? La partita si preannuncia senza esclusione di colpi bassi. —



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