UDINE. Udine e il Friuli hanno perso il primo cestista d’importazione della sua storia sportiva. A 87 anni se n’è andato Antonio De Liso per le complicanze seguite a una banale caduta notturna nella sua abitazione di via Caterina Percoto.
De Liso, ancora oggi “Toni” per i vecchi compagni di squadra che lo ricordano quali il professor Giancarlo di Brazzà e Silvio Savio, era stato infatti il pivot italo – egiziano dell’Associazione pallacanestro Udinese nel biennio 1956 – 1958: in serie B, girone A con promozione in A nel girone A, quando la massima categoria era, però, la Prima serie. De Liso non era arrivato da solo dall’Egitto a Udine per giocare a basket, ma con il collega Nicola Anastasio, “Niki” per i compagni, con cui lavorava al canale di Suez.
La crisi internazionale in cui cadde, con venti di guerra, nel luglio 1956 per la nazionalizzazione del Canale voluta da Nasser consigliò loro di lasciare Ismailia. Siccome già in Egitto giocavano a pallacanestro, l’allenatore pure italo – egiziano Nello Paratore – professore che ritroveremo in panchina alla Snaidero in A nel 1970 – 1971 – consigliò entrambi all’allora factotum dell’Apu, il professor Tullio Pittini.
Con Sergio Comuzzi allenatore, De Liso in B nel campionato 1956 – 1957 fu capocannoniere della squadra con 210 punti segnati, contribuendo alla promozione in A alle finali per la serie superiore riservate alle seconde e quell’anno l’Apu finì dietro la capolista Goriziana. In A, l’anno successivo, De Liso segnò altri 117 punti per i colori udinesi che, finiti primi assieme a Goriziana e Reyer Venezia, videro sfumare il salto in Prima serie soltanto allo spareggio a tre che arrise ai lagunari.
“Toni” De Liso era un pivot di 193 centimetri, forte nell’uncino, gancio per il quale in Italia passò poi alla storia Ottorino Flaborea, «ma il gesto tecnico di Toni – annota il professor di Brazzà – era anche migliore».
Dopo quel biennio da giocatore all’Apu, De Liso mise a frutto la conoscenza delle lingue maturata al canale di Suez e si impiegò da civile alla base Nato di Aviano, mentre Anastasio alla reception di un hotel ad Assisi.
In pensione da una ventina di anni, De Liso viveva felicemente a Udine con la moglie Genoveffa e la figlia Anna, oltre al cugino Antonio Bellotto, che l’aveva raggiunto per risiedere in città. Fatale – dopo una caduta notturna accidentale in camera da letto verso fine maggio, per la quale aveva portato un busto alla schiena – gli è stato l’edema cerebrale per cui era stato operato in ospedale dopo metà di luglio.
Era stato dimesso salvo essere ricoverato di nuovo dopo poche ore trascorse a casa. «Era una persona attiva e autonoma – lo ricorda la figlia Anna – e, nonostante l’età, aveva mantenuto in linea il suo fisico da sportivo. A ottobre avrebbe festeggiato i sessanta anni di matrimonio con mia madre».