Un melo in carcere e il sogno di dare dignità ai detenuti
«Da intellettuale ed eroe civile, Maurizio Battistutta aveva scelto come luogo del fare il carcere, uno dei più difficili, e nella sua utopia lo aveva trasformato nel luogo da disfare e rifare con un meleto: oggi iniziamo a realizzare il suo sogno». Massimo Brianese ha introdotto così, ieri, il momento della piantumazione di un melo nel prato all’ingresso del carcere di via Spalato. Un appuntamento emozionante per ricordare l’amico, per 20 anni anima dell’associazione Icaro e Garante Diritti delle persone private delle libertà personali per il Comune di Udine scomparso il 22 febbraio del 2017.
«Maurizio sognava un meleto al posto del carcere e, richiamando una lettera di John Berger, si rivolgeva al sindaco per esprimere il bisogno di dedicare più attenzione ai luoghi dimenticati della città – ha detto Roberta Casco, presidente di Icaro –. Auspichiamo riforme che mettano al centro i diritti, la persona e la presa di responsabilità, che si punti sulla promozione della legalità e si lavori per una giustizia riparativa». Franco Corleone, garante dei detenuti della Toscana e autore del libro “Via Spalato” insieme a Casco ha fatto il punto sulla difficile situazione del carcere udinese. «Ha una storia di sofferenze e tragedie – ha detto, sottolineando che risolvere i problemi sociali chiudendo le persone colpevoli di reati dentro un carcere sia un’illusione da superare –. Ma si lavora per migliorare le condizioni della struttura: si realizzerà la sezione di salute mentale, sono stati individuati i fondi per gli spazi dedicati alla semi libertà ed è stata bandita la gara per i lavori di sistemazione della sala convegni».
Ha ribadito la necessità di ristrutturare la casa circondariale anche il sindaco Pietro Fontanini. «I detenuti devono espiare le loro colpe, ma in questo percorso vanno aiutati per ritornare nella società in una posizione collaborativa – ha detto –: l’opinione pubblica è sempre più cattiva e solo cambiando questo atteggiamento si potranno fare passi avanti». Il primo cittadino ha aggiunto che «si potrebbero piantumare meleti anche, per esempio, nello spazio dell’ex caserma Piave, che verrà demolita». È intervenuto anche don Pierluigi Di Piazza: «Piantiamo un melo come segno di coinvolgimento in un impegno reale affinché si realizzi il sogno di una vita dignitosa per i detenuti – ha detto -. Non possiamo accettare che prevalga la mentalità vendicativa del “fateli marcire in carcere e buttiamo via la chiave”». Presenti, tra gli altri, Irene Iannucci, fino a poche settimane fa direttrice del carcere udinese, Roberto Fraticci, responsabile dell’area educativa, e Natascia Marzinotto, garante dei detenuti. —
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