Travestito rapinato della borsa inflitti altri 4 anni e 6 mesi
Quattro anni e sei mesi di reclusione per avere rapinato un travestito della borsetta contenente cellulare e documenti. È la pena inflitta ad Abu Bakar, 20 anni, richiedente asilo pakistano e attualmente detenuto per questa causa, al termine del processo celebrato davanti al tribunale collegiale di Udine, presieduto dal giudice Paolo Milocco (a latere, i colleghi Pecile e Miele). Il pm Luca Olivotto aveva chiesto la condanna a sei anni. Solo il giorno prima, a chiudersi era stato il processo affrontato con rito abbreviato dal suo complice, il connazionale Adnan Ashraf, 28 anni, accusato della stessa imputazione: applicato lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito, il gup lo aveva condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione.
L’episodio era avvenuto la notte del 4 luglio scorso in via Leopardi, dove un 58enne italiano dedito al meretricio era stato avvicinato da una coppia di extracomunitari mentre si trovava seduto su una panchina. I due lo avevano sorpreso alle spalle, colpendolo e sottraendogli la borsetta. Ashraf era stato riconosciuto e arrestato dalla Squadra volante nel giro di un paio d’ore, mentre a Bakar si era arrivati una settimana dopo. Per individuarlo, la polizia aveva ricostruito la giornata del primo, che quello stesso pomeriggio era stato prelevato dal centro e trasferito in Questura in stato di ubriachezza insieme a un connazionale. La conferma era arrivata dall’identificazione fotografica e, poi, anche diretta, affidata al travestito.
Nel contestare l’imputazione e chiedere l’assoluzione dell’imputato, il difensore, avvocato Andrea Dri, ha insistito sulle «molte contraddizioni» in cui sarebbe caduta la parte offesa. «Non denunciò la sottrazione dei documenti e ha assegnato al mio il ruolo inizialmente attribuito all’altro», ha osservato il legale. Ieri, in aula, ha testimoniato lo stesso Ashraf: «Vidi da lontano la rapina – ha detto –, ma nessuno dei due era Bakar». Scontato l’appello. —
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