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Pedaggi autostradali, verso lo stop degli aumenti

Fino al prossimo 30 giugno si continuerà a percorrere l’A4, l’A34 e l’A23 pagando le cifre in vigore. Autovie Venete aveva chiesto al Governo di poter ritoccare al rialzo le tariffe di 0,80 centesimi. La percentuale è la stessa del tasso di inflazione programmata che lo scorso ottobre aveva toccato quota 1,21 per cento

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UDINE. Verso il rinvio degli aumenti dei pedaggi autostradali. Se il decreto Milleproroghe non sarà modificato, gli automobilisti potranno stare tranquilli perché le tariffe resteranno invariate. Fino al prossimo 30 giugno si continuerà a percorrere l’A4, l’A34 e l’A23 pagando le cifre in vigore. Autovie Venete aveva chiesto al Governo di poter ritoccare al rialzo le tariffe di 0,80 centesimi. La percentuale è la stessa del tasso di inflazione programmata che lo scorso ottobre aveva toccato quota 1,21 per cento.

È stato lo stesso ministero dei Trasporti a bloccare gli aumenti su tutta la rete autostradale italiana: lo slittamento dell’adeguamento al 30 giugno 2020 è previsto nella bozza del decreto Milleproroghe che il Consiglio dei ministri esaminerà stamattina. Il provvedimento si è reso necessario per consentire alle concessionarie di aggiornare, entro il 30 marzo, i piani economici-finanziari già scaduti.

Nel gruppo dei 16 operatori manca Autovie Venete perché la società risultando titolare di una concessione scaduta sta vivendo un situazione ibrida in attesa dell’attivazione della newco, meglio nota come società Alto Adriatico. Ecco perché non compare nell’elenco delle concessionarie reso noto nelle ultime ore.

A Palmanova sono tutti convinti che, nel 99,9 per cento dei casi, anche Autovie Venete rientra nella norma all’esame del Consiglio dei ministri, ma per dire con certezza che gli aumenti non scatteranno devono attendere il 31 dicembre quando il Milleproghe sarà approvato e non sarà emanato alcun decreto di approvazione degli aumenti.

Gli aumenti dovevano scattare il primo gennaio 2020. Seppur minimo l’adeguamento chiesto da Autovie Venete avrebbe contribuito a riequilibrare i mancati ricavi da pedaggi (-2 milioni di euro) registrati dall’azienda nell’ultimo esercizio, a seguito del calo di traffico provocato dai cantiere aperti per la realizzazione della terza corsia. Non va dimenticato inoltre che i ricavi dai pedaggi sono parte integrante del piano finanziario dell’infrastruttura.

Non è la prima volta che gli aumenti vengono congelati. Lo scorso anno vennero bloccati per sei mesi in attesa dell’introduzione dei nuovi criteri di valutazione basati sui piani economici-finanziari. Per quanto riguarda Autovie Venete, invece, il decreto del ministero dei Trasporti teneva conto del fatto che – questo recitava il documento – «la concessione è scaduta il 31 marzo 2017 e attualmente sono in corso di definizione i rapporti economici tra le parti. Eventuali recuperi tariffari saranno determinati al momento del subentro del nuovo concessionario».

Alla luce di tutto ciò, a prescindere dal decreto Milleproroghe, l’azienda forse aveva già messo in conto il possibile rinvio dell’adeguamento tariffario. E così, tanto per fare qualche esempio, nel tratto da Trieste a Villesse si continuerà a pagare 2,50 euro come da Trieste a Palmanova, da Trieste a Udine Sud 4, 10, da Villesse a Udine-Sud 3, 30 euro.

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