A Pordenone le pietre d'inciampo per sette vittime della barbarie
Posate dall’artista Demnig. Il liceo Leopardi-Majorana artefice dell’iniziativa. Il sindaco Ciriani: «È questo il monumento diffuso più grande d’Europa»

PORDENONE. «Porto con emozione, qui oggi, la voce della mia scuola, il liceo Leopardi-Majorana, ma idealmente sento di portare la voce più larga della scuola, come istituzione salda nel nostro Paese». Così la dirigente scolastica Teresa Tassan Viol, presidente dell’associazione nazionale dei presidi, con orgoglio e commozione ha cominciato il suo intervento conclusivo per la posa in città di sette pietre d’inciampo da parte dell’artista tedesco Gunter Demnig.
A Pordenone le pietre d'inciampo volute dagli studenti
«Un lavoro nato dalla passione per la ricerca storica, che coltiviamo nel nostro liceo – ha sottolineato la preside –, e insieme dall’urgenza educativa di promuovere nella formazione dei nostri studenti una cittadinanza consapevole e una coscienza civica responsabile, che hanno fondato la nostra democrazia e il nostro sistema istituzionale. Il nostro progetto per la posa in città delle sette pietre d’inciampo, oggi realizzato, ha visto quali protagonisti un gruppo di studentesse e studenti motivati, guidati con competenza, entusiasmo e tenacia dalle docenti Silvia Pettarin e Susanna Corelli che ringrazio per aver creduto in questo progetto sin dall’inizio».
Tassan Viol per la realizzazione del progetto “Pietre d’inciampo” ha voluto ringraziare con l’artista Gunter Demnig, per la collaborazione ottenuta, l’amministrazione comunale, l’Anpi, il Circolo della stampa, gli addetti all’archivio storico comunale.
Le sette pietre d’inciampo sono state poste in sei posti diversi della città: in via del Fante 15 per Felice Bet, partigiano di 16 anni, torturato, incarcerato e scomparso in deportazione a Mauthausen; in viale Grigoletti 5 per Estella Steindler, 69 anni, di origine ebrea, vedova del pastore protestante, deceduta probabilmente alla risiera di San Sabba a Trieste; in via Bertossi 9 dove insegnava il professor Terzo Drusin, 31 anni, comandante partigiano, ucciso dai fascisti della brigata nera, insignito alla memoria di medaglia d’oro al valor militare; in via Nicolò Tommaseo 8, dove abitava lo studente-partigiano Francesco Folleni Guglielmo, 19 anni, deportato a Mauthausen, per non fare più ritorno; in corso Vittorio Emanuele 49, dove abitava e lavorava il tabaccaio Virginio Micheluz, 39 anni, che non tornerà più da Dachau. Infine in piazza XX settembre due pietre d’inciampo sono state poste, assieme, di fronte a palazzo Cossetti, dove vivevano Franco Martelli, 33 anni, comandante partigiano, fucilato dai nazifascisti a Pordenone in via Montereale, e Attilio Gallini, 18 anni, partigiano deceduto per le conseguenze patite durante la prigionia a Flossenburg.
Nei luoghi dove sono state poste le sette pietre d’inciampo studenti, docenti e rappresentanti delle tante associazioni, civili e militari, di Pordenone sono stati accolti dai parenti degli scomparsi: Maria Bet, Daina Drusin, Antonietta Folleni Guglielmo, Alessandra Micheluz, Eugenio Gallini e Carmen Rosset Gallini.
La docente Paola Bigatton e il diacono Andrea Casonato hanno accolto la pietra d’inciampo di Estella Steindler presso la chiesa evangelica, mentre per la famiglia di Franco Martelli e intervenuta la docente Paola Pascatti. In ciascun luogo delle pietre d’inciampo, gli studenti coinvolti nel progetto, di fronte a tanta gente, hanno ricostruito la storia delle vittime, cui si è abbinato un breve saggio musicale degli artisti pordenonesi di band e filarmoniche.
Le cerimonie si sono concluse in piazza XX settembre dove, assieme ai parenti dei caduti Franco Martelli e Attilio Gallini, sono intervenuti, con la preside Tassan, l’assessore regionale alla cultura Tiziana Gibelli e il sindaco Alessandro Ciriani, presenti Piero Furlani, sindaco di Manzano, paese d’origine di Terzo Drusin, Pietro Tropeano, assessore alla cultura, l’ex sindaco Sergio Bolzonello.
Tutti hanno ringraziato l’artista Gunter Demnig che ha già posto in Europa 70 mila pietre d’inciampo. Il sindaco Ciriani, plaudendo alle pietre d’inciampo come «il monumento diffuso più grande d’Europa», ha concluso il proprio intervento affermando che «da oggi Pordenone è più ricca».
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