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Autodelta, la strana storia delle Giulie TZ nate 57 anni fa in un capannone a Tavagnacco

L’operazione faceva capo a una delle più grandi figure nel mondo dei progettisti, l’ingegner Carlo Chiti, e a Ludovico Chizzola, concessionario Alfa Romeo per quella provincia friulana.

2 minuti di lettura
L'Autodelta targata UD (FOTO ANSA) 

Ci sono storie, nel grande libro dell’industria automobilistica italiana, che pochi conoscono ma che vale la pena di riprendere e approfondire, soprattutto quando vengono alla luce per caso, magari osservando una fotografia di qualche decennio fa. E’ il caso della nascita dell’Autodelta che il 15 marzo del 1963, iniziò le sue attività – come ‘braccio armato’ non ufficiale dell’Alfa Romeo nelle competizioni – non a Milano (come sarebbe stato logico) ma in un piccolo paese, Feletto Umberto frazione di Tavagnacco in provincia di Udine. L’operazione Delta Auto – così era denominata nell’atto costitutivo datato 4 marzo 1963 – faceva capo a una delle più grandi figure nel mondo dei progettisti, l’ingegner Carlo Chiti, e a Ludovico Chizzola, concessionario Alfa Romeo per quella provincia friulana.

L’Alfa Romeo, guidata al tempo da Giuseppe Luraghi, aveva timore ad impegnarsi ufficialmente nelle gare dopo il suo ritiro dalle competizioni nel 1951. Ma le auto del Biscione, Giulietta e Giulia in particolare, venivano elaborate e gestite da privati e stavano riscuotendo un grande successo non solo agonistico ma anche di pubblico. Così il reparto esperienze dell’Alfa, per superare il veto della direzione, decise di coinvolgere aziende esterne, come Zagato e Abarth, con una sua società satellite allo scopo di sviluppare il progetto 105.11, cioè un modello su base Giulia da impegnare nelle competizioni.

Fu così che Chiti e Chizzola, si attivarono per creare questa struttura autonoma (con il supporto ufficioso del Biscione) e sviluppare la 105.11, cioè la Giulia TZ nelle varianti 1 e 2. La registrazione della nuova società, denominata Delta Auto, avvenne il 5 marzo con capitale di 1 milione di lire suddiviso al 50% tra i due soci. Come logo venne scelto un triangolo con fondo a scacchi azzurri che ricordava la forma della lettera greca Delta. Si trattava di una denominazione fortemente simbolica, perché oltre ai due fondatori – Carlo Chiti e Ludovico Chizzola – faceva parte dell’operazione una terza persona, a formare un vero ‘triangolo’. Questi era Gianni Chizzola, fratello di Ludovico.

Per la nuova azienda venne scelta una sede ‘defilata’ in via Galileo Galilei 9/3 a Feletto Umberto, in un anonimo capannone adiacente ad una concessionaria del Chizzola. Questo allo scopo di poter lavorare con la massima segretezza (come molti anni più tardi è accaduto a Modena per l’operazione piattaforma Giorgio/ Giulia e Stelvio) e senza evidenziare coinvolgimenti ufficiali dell’Alfa Romeo. Il resto, per chi conosce le vicende del Biscione, è una storia di grandi successi: le prime TZ, targate Udine, escono per i collaudi dl capannone di Feletto Umberto già nella primavera del 1963.

Autodelta (nel frattempo ha cambiato così il nome) assembla e modifica i varie elementi forniti da aziende italiane ed estere, come la meccanica Alfa Romeo da Milano, le carrozzerie Zagato da Rho, i telai Ambrosini da Passignano sul Trasimeno, perfino fusioni in lega leggera electron realizzate dalla Gilera. Già nel maggio di quell’anno viene completata la prima Giulia TZ pronta per le gare e i successi sono immediati. E in novembre quattro Alfa Romeo Giulia TZ si piazzano ai primi quattro posti della categoria prototipi alla Coppa Fisa a Monza, con Lorenzo Bandini, Roberto Bussinello, Giancarlo Baghetti e Consalvo Sanesi. Nel 1964 arriva l’omologazione GT e le berlinette targate UD conquistano il primo posto e il secondo di classe a Le Mans, le vittorie di classe alla 12 Ore Sebring, alla Targa Florio, alla 1000 km del Nurburgring, al Tour de France ed alla Coupe des Alpe.

Il mito TZ si replica con la GTA, variante da corsa della Giulia GT. Come si scopre nel video promozionale dell’Alfa Romeo Mito GTA (https://www.youtube.com/watch?v=WdW7ZAVoywc) anche questa vettura, a cui Chiti e soci hanno iniziato a lavorare già nella seconda metà del 1964, porta l’immatricolazione Udine. E nell’ottobre 1964 Alfa Romeo e Autodelta siglano una convenzione che allarga il campo d’azione dell’azienda friulana alla realizzazione di prototipi, all’elaborazione delle meccaniche ed alla partecipazione diretta nelle gare, il riconoscimento – insomma – dell’Autodelta come reparto corse del Biscione. Alla fine dell’anno la sede di Autodelta viene trasferita da Feletto Umberto (Udine) a Settimo Milanese, località che permette di lavorare fianco a fianco con Alfa Romeo. E l’epoca dei bolidi targati Udine finisce per incanto, insolita testimonianza di una avventura ‘creativa’ e imprenditoriale in perfetto stile tricolore.

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