Diventa un mosaico il disegno dedicato all’amore per la moglie
Silvio Comparin nel 2008 creò “La cosa rossa”. L’arte come veicolo di ricordi e speranze

la storia
Massimo Pighin
L’arte come ponte tra il presente e un passato che non se ne può andare, come non se ne va un amore autentico. L’amore di una vita, un’esistenza trascorsa uno a fianco dell’altra, sino a quando il destino ha deciso di porre fine a un percorso parallelo. Chi l’ha detto che servono gesti eclatanti per certificare la purezza di un sentimento, misurarne il valore? L’amore, quello vero, è quotidianità. È capirsi, alle volte sopportarsi, volere essere vicini, perché essere da un’altra parte non avrebbe senso. La quotidianità come dimensione dell’anima, come spazio da riempire con l’altro, il proprio altro. Parte di sé sino alla fine, sino a quando il destino non si materializza.
Silvio Comparin, storico sindacalista di Basedo di Chions oggi in pensione, nel 2008 disegnò “La cosa rossa”. Il ricavato di quella e di altre trecento opere astratte da lui create contribuì a sostenere la Via di Natale. Renza, la moglie di Comparin, era malata: l’ex sindacalista scelse l’arte per dare forma all’eterogeneo insieme di sentimenti che in quei momenti gli animavano il cuore e la mente. L’amore per l’adorata moglie, la paura di perderla, la speranza, il desiderio di fare qualcosa per chi, come Renza, stava affrontando la battaglia più grande. Renza non c’è più, l’arte, filo invisibile che lega esistenze, è rimasta come un dolce ricordo, come il volo di una farfalla, delicato e intenso.
Comparin ha commissionato a Eleonora Zannier, docente alla Scuola mosaicisti del Friuli di Spilimbergo con varie esperienze di insegnamento all’estero, un mosaico che si rifa a “La cosa rossa”. Misura 54 centimentri per 74, Zannier lo ha realizzato nel suo laboratorio di Pinzano al Tagliamento con smalti veneziani applicati al marmorino. «È un modo per mantenere eterno il ricordo – dice Comparin – e per ravvivare la speranza».
Ricordo, speranza. Vita, amore. Destino. C’è ogni elemento tra quelli più puri contemplati dall’animo umano, con un sottofondo melanconico, perché non può essere di altra sfumatura il rivolgere lo sguardo a una vita passata insieme. In quei disegni, con la sua creatività e grazie ai colori, Comparin aveva messo la parte più importante di sé, quella che lo teneva unito alla sua Renza. Creando quei disegni, dodici anni fa, forse avrà trovato un parziale e momentaneo sollievo dal dolore. Di certo ha fatto del bene, ha sparso amore. L’arte che ritorna, perché non se n’è mai andata.
La speranza si è spenta con Renza. Rimangono i ricordi, i momenti. Sensazioni di un’esistenza, frammenti di un amore. Puro, nel male prima ancora che nel bene, perché è quando la quotidianità bussa con veemenza che l’amore, quello vero, non si nasconde. Emerge nella sua pienezza, nel suo essere puro, nel bastare a se stesso perché non ha bisogno di altro. —
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