Gli alpini piangono “Ciano” custode della caserma Mentil
paluzza
Luciano Pagavino, 86 anni, di Paluzza è l’ultima vittima in ordine cronologico della casa di riposo “Brunetti”. Se n’è andato nella mattinata di ieri dopo che era risultato negativo a tre tamponi. Luciano, “Ciano” per tutti in paese, era lì da meno di un anno. Celibe, prima aveva vissuto da solo nella sua casa, nella frazione di Casteons, coccolato dai nipoti e pronipoti. Gli acciacchi dell’età nell’ultimo periodo hanno indotto i parenti a farlo accogliere nell’ospizio.
«Non si è mai lamentato – racconta il nipote Ivan – anche in casa di riposo il suo carattere gli aveva fatto conquistare amicizie e solidarietà». Uomo di buon cuore, sempre disponibile, partecipava alle adunate degli alpini con la sezione Ana Pal Piccolo e fungendo, come ricorda il capogruppo, Dario Scrignaro, «da fedele custode e giardiniere della caserma Maria Plozner Mentil quando fu data in concessione all’Ana dal Comune».
Di lui si ricorda bene anche Luca Piacquadio, direttore del museo all’aperto del Pal Piccolo. «Fin quando le forze lo hanno sostenuto – dice –, si è interessato a mantenere in ordine la chiesetta eretta sui monti della grande guerra». Luciano amava la montagna, dove voleva essere portato - aveva qualche difficoltà a deambulare per un dolore a un ginocchio -, quando i parenti gli facevano visita in casa di riposo. Faceva anche parte del Coro di Paluzza e gli piaceva «vivere il paese», mantenendo contatti amichevoli con tutti. La sua vita lavorativa lo ha portato all’estero, ma è stato attivo anche dopo l’età pensionabile.
«Per 30 anni – racconta Ivan – ha lavorato in edilizia, da muratore in Germania. Rientrato in Carnia non è mai stato con le mani in mano, improvvisandosi idraulico con successo. Aveva una “man dorade” capace di fare qualsiasi mestiere». A Casteons ha vissuto con il nipote Franco fino alla sua morte e negli ultimi tempi a prendersi cura di lui è stata la pronipote Erica, «che – ricorda Ivan – lo considerava alla stregua di un padre».
Domani le esequie, nel cimitero di Paluzza, con tutte le prescrizioni imposte dall’emergenza sanitaria. Luciano, oltre a Ivan, lascia i nipoti Adriano, Sergio e Antonio che abitano a Cercivento, la cognata Rosinella, vedova del fratello Romano scomparso tre anni fa, che vive con la figlia Anna a Bologna, e uno stuolo di pronipoti. —
G.G.
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