Ritornano i ladri di seppie, razzia in laguna
La denuncia della cooperativa pescatori di Marano: nasse e reti danneggiate, in tre giorni rubato il pescato per 4 mila euro

MARANO. Furti di pesce in laguna a Marano, dove in tre giorni sono state rubate seppie per un valore di 4.000 euro. A tanto ammontano le “sparizioni” denunciate dai “piccoli” pescatori artigianali locali, coincise di fatto con la riapertura delle uscite in mare dei diportisti, e quindi con la Fase 2, dopo il fermo imposto dall’emergenza coronavirus.
Danni rilevanti quelli segnalati da Riccardo Milocco, presidente della cooperativa pescatori San Vito di Marano Lagunare (165 soci, 25 società e 17 dipendenti) e del Cogepa, il consorzio regionale della piccola pesca costiera artigianale. Vere e proprie razzie che i malintenzionati compiono raggiungendo con le loro barche le reti e le nasse posizionate dai pescatori di Marano, impossessandosi delle seppie già catturate e spesso danneggiando anche le attrezzature.
«Non credo proprio che possa trattarsi di un attacco a una categoria cosi vasta e che conta tanti amanti del mare come la nostra – sottolinea, amareggiato, Milocco –, ma sicuramente lo stop forzato alle uscite in mare a causa dell’emergenza sanitaria era riuscito a fermare questa pratica oramai abitudinaria. Ma sono furti che gettano nello sconforto i piccoli pescatori: in passato più di qualche impresa, proprio a causa dei danni diretti e indiretti, si era vista costretta a togliere le reti e a rinunciare a pescare.
La situazione diventa ancor più grave quest’anno: ai danni economici dovuti al rallentamento delle vendite si aggiungono ora anche i furti di quanto pescato. I pescatori, che dopo investimenti importanti, vedono sfumare il frutto della pesca sono disperati, pertanto chiedo a chi può far qualcosa di non abbandonarci». Da anni, conclude Milocco, «denunciamo questa pratica alle autorità competenti, ma nessuno è mai riuscito a fermare questo fenomeno».
I danni dell’ultimo weekend arrivano dopo un inverno difficile per il comparto pesca, che anche il maltempo aveva messo in crisi impedendo ai pescatori l’uscita in mare per la forte bora e il freddo a marzo che aveva allontanato al largo le seppie, in quel mese di solito sotto costa. Non solo.
L’emergenza coronavirus, con la conseguente chiusura dei ristoranti e delle pescherie, oltre agli ambulanti fermi per il blocco dei mercati, ha pesantemente aggravato la crisi della pesca che ha contato il 30% in meno di movimentazione nei mercati ittici e 60 in meno di produzione.
Ora che la situazione si era sbloccata, il comparto pesca sembrava poter intravedere la luce in fondo al tunnel, tornando a respirare dopo tante difficoltà, ecco il ritorno anche dei ladri di seppie: una mazzata per i pescatori artigianali.
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