I bimbi da zero a tre anni esclusi dai centri estivi: la Regione trova il modo di superare l'ostacolo
L'assessore Rosolen al lavoro: entro venerdì in giunta un documento per sbloccare la situazione
Giacomina Pellizzari
UDINE. I bambini da zero a tre anni sono esclusi dai centri estivi, ma la Regione sta cercando un modo per aggirare l’ostacolo e aprire le porte anche ai più piccoli. L’assessore alla Famiglia, Alessia Rosolen, con il suo staff, sta leggendo e rileggendo il decreto Rilancio che all’articolo 75 estende l’utilizzo dei 1.200 euro di bonus destinato ai genitori anche per l’utilizzo di servizi sperimentali e innovativi.
L’innovazione potrebbe entrare negli asili nido che, a loro volta, potrebbero convertirsi ad altro tipo di servizio. «Cercheremo di copiare le linee guida del ministero e di prendere spunto dalla Provincia autonoma di Bolzano che ha già affrontato la questione», spiega Rosolen ricordando che l’obiettivo è dare risposte ai bambini e puntellare i servizi messi a dura prova dalle limitazioni numeriche e dal distanziamento sociale. La risposta è attesa entro venerdì.
«Di fatto – spiega l’assessore – il decreto Rilancio allarga la platea dei servizi alla prima infanzia, ovvero ai bambini da zero a tre anni». La stessa interpretazione emerge dalle linee guida per l’apertura dei centri estivi ricevute, sabato scorso, dal Dipartimento per le politiche della famiglia: «Pur facendo riferimento solo ai bambini dai 3 anni in su, rimane fermo il rapporto uno a uno tra l’adulto e il bambino di età inferiore ai tre anni». Non a caso il contenuto delle linee guida sui centri estivi lo si ritrova nell’ordinanza firmata domenica pomeriggio dal governatore, Massimiliano Fedriga, la stessa che prevede anche la possibilità di avviare progetti sperimentali e innovativi per la prima infanzia.
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«Dobbiamo verificare con la Direzione salute la possibilità di derogare, ovvero di trasferire i servizi innovativi anche ai Sed, i servizi educativi domiciliari, e agli asili nido», continua Rosolen sapendo che questa è una partita delicata da giocare. Da un lato i genitori insistono a chiedere la riapertura degli asili nido perché non sanno a chi lasciare i bambini più piccolo visto che i nonni sono sempre fuori gioco, dall’altro la difficoltà di applicare le misure le sicurezza tra i più piccolini. La domanda è sempre quella: come si fa a garantire il distanziamento sociale tra i bambini?
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«Il nostro compito è predisporre un piano entro venerdì per sottoporlo alla giunta. Domani incontreremo tutti i soggetti gestori dei centri estivi, dalle parrocchie alle associazioni sportive, dalle cooperative ai rappresentanti dell’Anci, per arrivare in giunta con le linee guida e una bozza dei programmi sperimentali». L’obiettivo dell’assessore è quello di ottenere il via libera dalla giunta a un progetto comune per inoltrarlo a tutti i soggetti coinvolti i quali dovranno presentarlo ai Comuni che sono i destinatari dei 150 milioni di euro stanziati dal Governo a livello nazionale. Questa è la vera novità del decreto: i fondi vengono assegnati direttamente ai Comuni bypassando le Regioni.
Tenuto conto delle limitazioni numeriche visto che i centri estivi non potranno più prevedere centinaia di iscrizioni, l’assessore è pronta ad ampliare la platea dei soggetti interessati all’organizzazione del servizio. Un obbligo questo che crea non poche difficoltà alle associazioni costrette a far tornare i conti con minori introiti. «Il tema dei costi è in parte sanato dal decreto Rilancio e dai 150 milioni messi a disposizione a livello nazionale e in parte dagli interventi che la Regione ha già previsto con la legge 86: i soldi – sottolinea Rosolen – destinati in passato agli asili nido e ai centri estivi ora vengono dati ai genitori per utilizzarli nei servizi innovativi e sperimentali».
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