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Allarme movida e assembramenti al bar, scatta la tolleranza zero. I governatori: "Se continua cosi, pronti a chiudere tutto"

Il capo della polizia Gabrielli: controlli più severi in tutte le città. A ricordare che «non è il tempo dei party perché così la curva epidemica risale» è anche il premier Conte

2 minuti di lettura

Da Milano a Verona, passando per Roma e poi giù a Palermo movida ed happy hour impazzano tra piazze, località balneari e centri storici. Anche il Friuli Venezia Giulia non è da meno. Tanto da far dire a più di un governatore: «Attenzione, se continua così si richiude tutto».

A ricordare che «non è il tempo dei party perché così la curva epidemica risale» è anche il premier Conte. «Nessuno pensi che siano saltate le regole di precauzione». Nel frattempo, il capo della polizia, Franco Gabrielli, ha inviato una circolare ai questori, invitandoli «al massimo impegno verso l’attività di controllo del territorio», sia per contrastare la criminalità, che «per assicurare il rispetto del divieto di assembramenti e di aggregazioni di persone e l’osservanza delle misure di distanziamento sociale».



Più controlli. I primi segnali di intensificazione dei controlli si sono avuti subito, già ieri, da Nord a Sud, dove l’ordine è «basta tolleranza, chi sgarra paga», con multe che il decreto rilancio ha fissato tra 400 e 3.000 euro. I governatori dal canto loro brandiscono l’arma delle richiusure, con alcune variazioni sul tema.

Con il veneto Zaia che prepara uno spot per ricordare a tutti le regole da rispettare agli «happy hour», mentre Zingaretti da un lato invita a usare la mascherina e dall’altro impone ai ristoratori e ai gestori degli stabilimenti balneari laziali di conservare i numeri di cellulari dei loro clienti, per ben 30 e 15 giorni.

In Friuli Venezia Giulia. Le persone positive al Coronavirus in Friuli Venezia Giulia (equivalenti alla somma degli ospedalizzati, dei clinicamente guariti e degli isolamenti domiciliari) martedì 20 maggio erano 648, 5 in meno rispetto alla giornata di martedì 19 maggio. Rimangono 2 i pazienti che si trovano in terapia intensiva, quelli ricoverati in altri reparti risultano essere 76, mentre si registrano 2 nuovi decessi (322 in totale). Lo aveva comunicato il vicegovernatore con delega alla Salute e Protezione civile, Riccardo Riccardi.

In Lombardia. Attilio Fontana lancia invece un appello ai gestori lombardi di bar e ristoranti: «Se avete troppa gente che si accalca non lasciate più entrare i clienti, lasciateli fuori, non serviteli». Più facile a dirsi che a farsi, specie per chi non incassa un euro da quasi tre mesi. Così il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, lancia un appello ai sindaci «affinché rendano più semplici e veloci le procedure per aumentare la superficie occupata dai tavoli senza pagare per sei mesi la tassa sull’occupazione del suolo pubblico».

I dati sui nuovi contagi. Di fatto le immagini di quegli assembramenti e della gente pigiata in metro durante le ore di punta (ma non bisognava scaglionare orari di ingresso e uscita dal lavoro per impedirle?) preoccupano davvero. Per ora, comunque, i dati sui nuovi contagi della Protezione civile segnano una discesa da 813 a 665.

Ma si riferiscono a persone che si sono infettate più di due settimane fa. E comunque i numeri mostrano che Lombardia e Piemonte, sono ancora in difficoltà, la prima con 294 positivi in 24 ore, la seconda con 158. Due terzi dei casi conteggiati in tutta Italia.

Il monito di Boccia. «Il governo sta seguendo la situazione nei territori con estrema attenzione ed è pronto ad intervenire se si dovessero verificare situazioni preoccupanti», ha detto il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia in audizione alla Camera: «Se un territorio è ad alto rischio non può partecipare alla mobilità interregionale». Tradotto: non potrà riaprire il 3 giugno i propri confini agli abitanti delle altre regioni, ma neanche a chi proviene dai paesi Ue.

Il giorno utile per decidere sarà venerdì 29 maggio, quando arriveranno gli ultimi dati del monitoraggio epidemiologico a cura dell’Istituto superiore di sanità e del Ministero della Salute. Fermo restando che i governatori non potranno di loro iniziativa fare l’inverso, ossia mantenere chiusi i loro confini a prescindere dai dati, come ha annunciato il toscano Enrico Rossi, facendo infuriare albergatori, balneari e ristoratori della sua regione. Per non parlare degli habitué di Versilia e Argentario.

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