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Corleone: «Pronto a digiunare se non passa la legge sui Fusilâz»

«La comunità tutta del Friuli che vuole, dopo cento anni, una prova di giustizia e di umanità»

2 minuti di lettura

UDINE. Finalmente il Parlamento ricomincia a dedicare attenzione non solo ai provvedimenti legati alla pandemia, priorità assoluta per la salute dei cittadini e per affrontare la crisi economica e sociale, ma anche a proposte su argomenti che attendono da tempo la soluzione.

Al Senato è così iniziato, per impulso della presidente della Commissione difesa, Laura Garavini, la discussione sul disegno di legge per la riabilitazione storica dei soldati fucilati nella Prima guerra.

Non è stato facile, perché la Commissione era rimasta senza presidenza per molti mesi; appena eletta incontrai il 28 febbraio scorso la presidente per illustrarle i contenuti della mobilitazione che dura da tanti anni specialmente in Friuli per una legge che sani una ferita profonda nella coscienza popolare a causa delle decisioni dei tribunali militari che inflissero molte morti “per l’esempio”.

Mi aveva assicurato una rapida decisione per la calendarizzazione del disegno di legge presentato dalla senatrice Tatiana Rojc e la condivisione per una “legge assolutamente opportuna”. Mi aveva anche anticipato la sua idea di assumere in prima persona l’incarico di relatrice.

Così è stato, anche se l’emergenza ha fatto dilatare i tempi. Il 12 maggio la presidente Garavini ha illustrato in Commissione (58esima seduta), le ragioni del disegno di legge. Ha poi illustrato nel dettaglio i 5 articoli e in particolare il primo articolo che richiama l’art. 27 della Costituzione che proclama che non è ammessa in nessun caso la pena di morte e prevede la restituzione dell’onore alle vittime condannate senza le garanzie del giusto processo.

Tutto bene? Non proprio, perché l’esame del provvedimento sarà preceduto dall’ascolto di audizioni di esperti segnalati dai gruppi parlamentari e pare che il senatore Gasparri voglia indicare un numero infinito di voci con lo scopo evidente di allungare i tempi

. Manovre dilatorie non sono accettabili e occorre organizzare subito una risposta limpida. Il testo del disegno di legge supera tutte le obiezioni che avevano bloccato l’iter della legge la scorsa legislatura e sarebbe un delitto impedire la promozione di una memoria condivisa sulla Grande Guerra.

Il 16 luglio dell’anno scorso nella Sala Nassirya di Palazzo Madama fu presentato il film ”Cercivento, una storia che va raccontata” di Carlo Tolazzi.

Ero presente come testimone di una battaglia iniziata venti anni fa quando ero sottosegretario alla Giustizia insieme al consigliere regionale Luca Boschetti, già sindaco di Cercivento e alla senatrice Rojc prima firmataria del disegno di legge 991.

Protagonista della giornata fu il presidente del Consiglio della Regione Fvg Piero Mauro Zanin che pronunciò parole di alto valore politico e culturale e confermò l’impegno unanime del Consiglio regionale per sanare “la ferita aperta “.

Ora è il momento di concretizzare l’impegno. Non devo certo suggerire al presidente Zanin e alla sua sagacia che passi compiere per affermare la volontà e la responsabilità delle istituzioni.

Per parte mia non lascerò nulla di intentato (annunciando fin d’ora che, finite le audizioni, inizierò un digiuno a oltranza) perché l’esame della legge si concluda presto in Commissione difesa e vada in Aula al più presto. La data giusta potrebbe essere proprio mercoledì 1 luglio, giorno di lavoro parlamentare.

Sono sicuro che il Comitato che è in campo da tanti anni e i sindaci faranno la loro parte assieme alla comunità tutta del Friuli che vuole, dopo cento anni, una prova di giustizia e di umanità. —


 

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