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Gasdotto, il Tar dà torto all’Eni Non ha diritto alla sovvenzione

1 minuto di lettura

CIMOLAIS

L’Eni esigeva 173 mila euro dalla Camera di commercio di Pordenone Udine e dalla Protezione civile regionale per sistemare il gasdotto di Cimolais, divelto nel 2018 dalla tempesta Vaia. Di fronte al diniego al contributo, la società è ricorsa al Tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia, perdendo però la causa. I giudici hanno sentenziato che non aveva alcun diritto a richiedere la sovvenzione, legata all’emergenza maltempo di un anno e mezzo fa. Resta da capire se i vertici dell’azienda di San Donato Milanese decideranno di appellarsi al Consiglio di Stato o se la vicenda potrà dirsi archiviata.

Tutto è nato nel luglio dell’anno scorso, quando l’ente camerale aveva respinto l’istanza di aiuto economico: i fondi sarebbero stati usati come compensazione delle spese sostenute nella costruzione di una nuova condotta. Quella originaria, posata a una profondità insufficiente nel greto del torrente Cimoliana, era stata spinta in superficie dalla corrente e spezzata in due. Dal primo novembre 2018 l’abitato di San Floriano è alimentato con bombole familiari e da un impianto provvisorio, oggetto a propria volta di lunghe dispute con i titolari dell’appezzamento su cui è stato installato.

Alla fine il Tar ha dato ragione alla Camera di commercio e alla stessa Regione, che distribuisce sul territorio i finanziamenti attraverso la direzione della Protezione civile. Quei fondi erano destinati non a opere qualsiasi danneggiate dal maltempo, bensì alle sedi di attività economiche e produttive, ovvero negozi, capannoni, aziende e studi professionali che avessero subito lesioni alle coperture piuttosto che ai muri. Non così per l’Eni che ha insistito sulla natura equivoca del bando.

La prima sezione del Tribunale regionale ha evidenziato come la mancanza del requisito di “unità produttiva o sede locale” assorbisse ogni altra lamentela di procedura, competenza e merito. Di fatto, è stata saltata a piè pari anche un’altra questione giuridica sollevata contro le tesi dell’Eni: ovvero che quest’ultima è una società pubblica mentre le risorse disponibili erano state offerte a sostegno dei privati. L’Eni gestisce la condotta che resta di proprietà regionale, e contestualmente si occupa della manutenzione. Le spese del giudizio sono state compensate: ogni parte pagherà la parcella dei rispettivi legali. —



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