Tanti “bonus”, poca liquidità alle imprese e nessuna vera riforma
È davvero con i “bonus” – biciclette, vacanze, auto, baby sitter e fiscale – che si può rimettere in moto la nostra economia? Quanti figli in più sono nati grazie ai bonus bebè? E come sono stati spesi i soldi assicurati ai ragazzi con il bonus giovani?
Renato D'Argenio
L’Elsevier Weekblad è una rivista dei Paesi Bassi. Alcune settimane fa ha dedicato la prima pagina al nostro Paese con questo titolo: “Noi lavoriamo per pagare le vacanze agli italiani”.
L’Olanda, si sa – con tutti i Paesi del Nord –, è contraria agli aiuti Ue; è contro il Recovery Fund proposto dalla Commissione europea, pensato per superare la crisi del coronavirus, e che dovrebbe aiutare i Paesi più colpiti come l’Italia o la Spagna.
Loro, quelli del Nord, sono convinti che il Bel Paese potrebbe “migliorare facilmente il potere della propria economia con riforme come quelle già attuate nei Paesi del Nord”. Lo so che non è facile accettare consigli da chi accosta il cappuccino alla pasta asciutta, ma forse non hanno tutti i torti.
È davvero con i “bonus” – biciclette, vacanze, auto, baby sitter e fiscale – che si può rimettere in moto la nostra economia? Quanti figli in più sono nati grazie ai bonus bebè? E come sono stati spesi i soldi assicurati ai ragazzi con il bonus giovani? In Italia c’è un bonus per tutto, anche per gli abusi edilizi. Si continua con la politica degli aiuti a pioggia che non produce nessun vantaggio reale, che non ha ridotto il debito pubblico, l’evasione, la stagnazione economica, la precarizzazione del lavoro, la fuga dei giovani e dei pensionati all’estero, per non parlare di quella dei cervelli.
Di riforme radicali – quelle di cui parlano quegli antipatici del Nord – neppure l’ombra, da 40 anni a questa parte e con qualsiasi colore al governo. Era davvero necessario stanziare 2,4 miliardi per le vacanze di 200 mila italiani? Aldilà degli intoppi e degli ostacoli nella procedura per ottenere l’incentivo – che ricordiamo può essere chiesto solo dai nuclei familiari con Ise fino a 40.000 euro; 150 euro per i nuclei di una persona, 300 per quelli di due e 500 euro per quelli di almeno tre componenti – in molti casi sono le strutture ricettive a non accettarlo.
Per esempio, quando a richiedere il bonus è una agenzia di viaggi che avvia la procedura per conto dei propri clienti, molti alberghi e tour operator non lo accettano, per non pagare le commissioni alle agenzie che fanno da intermediarie. Il Codacons segnala come «alcuni operatori, quando il soggiorno ha un valore ridotto, rifiutano di accettare il bonus, imponendo soglie di spesa minime agli utenti che vogliono pernottare presso la struttura». In Friuli Venezia Giulia, per ora, hanno aderito 4 albergatori su 100.
Qui non si parla di liquidità. Di soldi in tasca. L’80% dell’importo è riconosciuto come sconto dall’esercente, che poi lo recupera sotto forma di credito d’imposta, mentre il restante 20% potrà essere portato in detrazione nel 2021 dal beneficiario. Insomma niente a che vedere con il rilancio.
E a proposito di bonus, devo tornare su quello per bicilette e monopattini: pare non si arriverà al click day, come si ipotizzava due settimane fa. Sono stati trovati altri 70-80 milioni. Con 200 milioni, lo Stato dovrebbe riuscire a pagare tutti, ma dalla fase due (quella che comincerà il giorno in cui l’applicazione web diventerà operativa, doveva essere a metà giugno) il 60% del valore del mezzo dovrà anticiparlo il venditore, poi ci penserà lo Stato a rimborsarli. Buona fortuna.
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