Gli accertamenti hanno tratto origine dalla mancata presentazione, da parte del professionista al Giudice Tutelare del Tribunale di Pordenone, dei prescritti rendiconti annuali sull’attività espletata.
Le successive indagini, delegate dalla Procura della Repubblica, consentivano di acclarare come l’amministratore di sostegno(dal 2010 al 2019)in luogo dei compiti previsti, utilizzava il patrimonio dell’amministrato, alimentato dai proventi derivanti in parte dalla vendita di un immobile di proprietà e in parte dai redditi da pensione di invalidità, per scopi strettamente personali, provvedendo a prelevare il denaro in contanti dai rapporti bancari dallo stesso gestiti o attraverso assegni circolari emessi sugli stessi conti correnti a proprio beneficio.
Altresì, in alcuni casi è stato anche riscontrato che dal conto corrente del disabile erano stati disposti pagamenti a favore della dipendente dello studio legale e di un artigiano che aveva eseguito lavori di falegnameria sempre presso lo stesso studio dell’amministratore.
E’ emerso, inoltre, che il professionista non aveva mai versato la retta mensile dovuta alla struttura presso la quale era ricoverato il soggetto disabile, sostanzialmente disinteressandosi dello stesso e maturando debiti, insoluti, per circa 104.000 euro, a seguito dei quali l’ente creditore promuoveva un’azione risarcitoria che determinava il pignoramento e la successiva vendita all’asta di un ulteriore immobile di proprietà dell’assistito.
L’avvocato, sottoposto anche a perquisizione locale, risulta indagato per i reati di peculato per un’appropriazione indebita di 147.000 euro e di omissione di atti d’ufficio attinenti la mancata presentazione dei prescritti rendiconti annuali al Tribunale e che avrebbero dovuto attestare la regolarità delle sue condotte