Top100, Pinton annuncia un nuovo corso di laurea: «Università e imprese, legame solido»

Un «cuore pulsante» non solo per generare conoscenza, ma anche per condividerla con il sistema produttivo ed essere stimolo all’innovazione. Il magnifico rettore Roberto Pinton, dal nuovo quartier generale di palazzo Antonini Maseri, il gioiello palladiano dove l’ateneo friulano ha da poco trasferito la sua stanza dei bottoni (e che con Top 100 apre per la prima volta le porte al pubblico), sintetizza così il ruolo e la mission dell’Università di Udine. «Generatore di conoscenza», dunque, ma anche «motore dell’innovazione», anche attraverso una proposta didattica innovativa e sempre più trasversale, che tenga conto delle esigenze del territorio e delle sue imprese. E con un obiettivo strategico che per Pinton è quello di arrivare, al termine del suo quinquennio a palazzo Antonini, «a una caratterizzazione più chiara delle linee di carattere didattico e scientifico in base alle quali scegliere Udine come ateneo dove studiare, insegnare, fare ricerca».
Nasce con questa filosofia, votata a un più profondo legame con imprese e mondo del lavoro, il nuovo corso di laurea triennale in Ingegneria industriale per la sostenibilità ambientale, «un corso che fonde competenze ingegneristiche, giuridiche ed economiche – spiega il rettore – e avviato con il coinvolgimento di realtà come il gruppo Luci, il gruppo Fantoni e l’Arpa, con l’obiettivo di arrivare a un percorso magistrale nell’ambito di Ingegneria gestionale e successivamente anche a master e dottorati». Le settanta matricole del primo anno di corso sono il termometro di un interesse già alto.
Altro fattivo esempio di collaborazione con il tessuto economico e imprenditoriale la convenzione quadro avviata con il Consorzio per l’acquedotto del Friuli centrale (Cafc) in materia di gestione idrica integrata. «Una convenzione – spiega ancora Pinton – già passata alla fase operativa con l’avvio di un master e il finanziamento di borse di studio». L’intento, e non solo nel caso specifico della collaborazione con il Cafc, è quello di contribuire, di concerto con il territorio, a «creare quelle professionalità e quelle figure capaci di guidare il processo di innovazione». Del resto le vie della sostenibilità, non a caso uno dei fili conduttori di Top 100, non sono certo inesplorate per l’università di Udine. Non soltanto nell’attività accademica e didattica, ma anche come buona prassi per l’organizzazione interna e per il rapporto con il territorio. Prova ne sia quel portale del riuso di cui l’ateneo friulano è promotore, alla guida di una rete che comprende altri sessanta soggetti tra aziende e istituti scolastici per rimettere a disposizione, in una logica di lotta allo spreco e di valorizzazione dell’economia circolare, computer e altre dotazioni tecnologico-informatiche sostituite o non più utilizzate.
Su queste basi si può provare a immaginare e costruire un futuro nuovamente di normalità e di crescita quando sarà finita l’emergenza Covid. «Guardando ai pochi effetti positivi – commenta il rettore – il Covid ha accelerato la spinta alla digitalizzazione e forse anche, attraverso la didattica a distanza, avvicinato all’università chi poteva non considerarla alla portata. Anche per questo, l’anno accademico appena incominciato può partire tutto sommato con buoni auspici e numeri positivi, non solo per Udine ma per tutto il sistema. Speriamo che possa essere l’inizio di una svolta per un Paese che in Europa è ancora fanalino di coda per investimenti sulla formazione».
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