In vigore la nuova ordinanza, tutte le regole: cosa si può fare e cosa è vietato fino al 3 dicembre

UDINE. Da martedì 24 novembre in tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia, non si potrà più consumare in luogo pubblico cibo e bevande acquistate nei locali e scatterà il divieto di qualsiasi attività sportiva di contatto e di squadra all’aperto.
Sono fortemente sconsigliate, ma non vietate, inoltre, le visite ai nuclei familiari esterni al proprio, così come l’utilizzo dei mezzi di Trasporto pubblico locale (Tpl) se non nei casi di vera necessità. Quattro punti, questi, contenuti nell’ordinanza firmata lunedì 23 da Massimiliano Fedriga, entrata in vigore a mezzanotte e che viaggia in parallelo allo screening nei sei Comuni giudicati più a rischio del Friuli Venezia Giulia che prenderà il via – in forma volontaria – da mercoledì.
La nuova ordinanza
Definirla una stretta, onestamente, pare davvero eccessivo perché, al massimo, quelle varate dalla Regione possono essere descritte come nuove mini-limitazioni alla mobilità delle persone. Da martedì e fino al 3 dicembre, infatti, Fedriga ha deciso di vietare in tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia il consumo di alimenti e bevande all’aperto su area pubblica, oppure aperta al pubblico, acquistati per l’asporto con l’obiettivo di «evitare gli assembramenti all’esterno dei locali».
Non si potrà più, per capirci, acquistare un caffè oppure un panino per asporto e consumarli in strada, ma andranno portati a casa oppure in ufficio. Sempre da martedì mattina, inoltre, in regione è sospesa – anche per venire incontro alle richieste presentate da federazioni quali la Figc e la Fir – l’attività sportiva dilettantistica relativa agli sport di squadra e di contatto.
Restano consentite, pertanto, sia le attività dei professionisti, e più in generale gli eventi e le competizioni di interesse nazionale, ma anche quelle dilettantistiche come la corsa oppure il tennis.
La Regione, quindi, chiede a pubblico e privato di spingere ulteriormente sullo smart working, ma soprattutto inserisce in ordinanza due raccomandazioni. La prima, che interessa in particolare il territorio giuliano, è quella di utilizzare i mezzi del Tpl soltanto in caso di reale bisogno.
La seconda, che inizialmente doveva essere un obbligo tramutatosi poi in consiglio data l’oggettiva impossibilità di controllare quello che accade nelle case dei friulani, riguarda il non frequentare nuclei familiari diversi dal proprio. Una strategia pensata per cercare di ridurre, attraverso quella che si può etichettare come non più che una moral suasion, la socialità intrafamiliare tipica, ad esempio, delle comunità più piccole.
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Screening nei comuni
Da mercoledì il personale delle Aziende sanitarie e della Protezione civile avvierà le operazioni di screening con l’utilizzo dei tamponi rapidi antigenici – sono in arrivo 100 mila campioni tra ieri e oggi – nei sei Comuni giudicati maggiormente a rischio in Friuli Venezia Giulia, e cioè Claut, Castelnovo del Friuli, Paularo, Socchieve, Sutrio e Dolegna del Collio, i cui sindaci erano presenti ieri in videoconferenza.
Non soltanto, però, perché se è vero che nelle intenzioni della Regione c’è pure un ampliamento futuro dello screening a municipi di dimensioni più grandi, è altrettanto vero che già tra i sei interessati potrebbe essere allargato il territorio di intervento come, ad esempio, nel caso di Claut che dovrebbe abbracciare anche le aree di Cimolais e Andreis.
«Nei territori a maggiore incidenza – ha spiegato Fedriga – è estremamente utile andare a individuare i positivi, anche asintomatici, per metterli in isolamento il prima possibile. Siamo convinti che la nostra iniziativa possa portare, in tempi relativamente rapidi, alla tutela della popolazione interessata.
Siamo stati la prima regione a iniziare una mappatura di questo tipo con l’esempio Sappada come ha poi fatto, più in grande, la Provincia di Bolzano. Lo screening, però, non deve rappresentare, per chi dovesse risultare negativo, una sorta di liberi tutti visto che il rispetto delle regole resta fondamentale.
Perché non abbiamo optato per le zone rosse? I numeri ci dicono che la maggior parte dei contagi vengono registrati all’interno del proprio nucleo familiare, sul posto di lavoro e anche a scuola. Tutte attività, queste, che sarebbero proseguite anche applicando le zone rosse».
Vaccino antinfluenzale
Riccardi, infine, ha anche fatto il punto della situazione del vaccino antinfluenzale. «Sono in arrivo le ultime 40 mila dosi ordinate – ha detto il vicepresidente – anche se mi preme, una volta per tutte, evidenziare un punto: abbiamo acquistato oltre il 75% del fabbisogno delle categorie a rischio, come ci è stato indicato dal ministero della Salute, e quando viene denunciato il limite della programmazione, ricordo che questa da una parte non è di competenza delle Regioni e dall’altra è limitata dal mercato, cioè dalla capacità della produzione industriale». —
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