Covid, morti don Giuseppe Ribis e don Elio Nicli: entrambi erano ospiti della "casa di riposo" per sacerdoti
Alla Fraternità sacerdotale di Udine si era diffuso un focolaio: erano stati contagiati 23 dei 26 parroci

UDINE. Lutto nella Chiesa friulana. Sono morti don Giuseppe Ribis di 89 anni e don Elio Nicli di 84: entrambi erano ospiti della Fraternità sacerdotale di Udine e purtroppo avevano contratto il Covid 19. Nella "casa di riposo" di via Ellero a Udine, in sono accolti parroci anziani o malati, alcuni giorni fa si era diffuso un focolaio di coronavirus che aveva portato a contagiare 23 dei 26 parroci presenti.
“Entrambi sacerdoti molto conosciuti e che hanno lavorato molto nei nostri paesi. Li ricordiamo con gratitudine e benevolenza”, ha spiegato monsignor Guido Genero, vicario generale dell’Arcidiocesi.
Don Ribis era nato a Reana del Rojale nel 1931. Mons. Genero ricorda il suo impegno a Majano (dal 1972 al 1982) durante gli anni del post terremoto e della costruzione della nuova Chiesa. Aveva prestato servizio in diverse comunità: a Faedis, Venzone, Rodda, Treppo Carnico, a Campoformido dal 1984 al 2001, era stato anche cappellano nelle case di riposo di Sereni Orizzonti e della Quiete, a Udine, oltre che parroco di Savorgnano. Dal 2011 era ospite della Fraternità Sacerdotale dove si è spento.
Don Nicli era nato a Rive d’Arcano nel 1936. È stato cappellano dell’ospedale di Tolmezzo dal 1984 al 2002. “Raccontava fatti, aneddoti e barzellette. Era un uomo molto cordiale”, spiega mons. Genero. Ha prestato servizio anche a Venzone, Trasaghis e Arta Terme ed è stato esorcista della Diocesi dal 1995 al 2015. Dal 2015 era in quiescenza alla Fraternità sacerdotale.
Ancora da fissare le date dei funerali.
L'arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzocato ha scritto un messaggio a tutti i sacerdoti invitandoli a pregare per tutti i loro colleghi anziani e malati ospitati alla casa del clero. “Ci troviamo a vivere un momento diffi-cile di sofferenza e di prova – scrive mons. Mazzocato –. Potete immaginare quanto i nostri sacerdoti, che vivono nella Fraternità, possano essere toccati da sentimenti di ansia, di disorientamento e di solitudine; anche se sono assistiti da persone preparate e che si dedicano a loro con straordinaria passione. Uniamoci, allora, tutti in fraterna preghiera affidando, prima di tutto, don Elia, don Elio e don Giuseppe alla misericordia di Dio Padre. Anche grazie al nostro suffragio, perdoni le loro debolezze e i loro peccati, ricompensi il lungo lavoro nella Vigna del Signore e li accolga nella gioia eterna promessa ai suoi servi fedeli. Nei modi che ci sono possibili, facciamo sentire anche la nostra solidarietà a coloro che vivono nella Fraternità perché si sentano meno soli ma accompagnati da cuori di fratelli”.
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