Coronavirus, ora il Veneto teme il collasso degli ospedali. Zaia chiede zona rossa fino al 6 gennaio

VENEZIA. L’ora più buia. «La situazione si è fatta pesante, siamo oltre i 3300 ricoverati per coronavirus, l’equivalente, o quasi, di sette ospedali», sospira Luca Zaia commentando la sequenza giornaliera di contagi e vite spezzate, mai così elevata dall’insorgere della pandemia. Lo sguardo alla catena di decessi, pur inclusiva del fine settimana, è raggelante...
«Secondo voi gli amministratori si candidano per contare morti? Vi rendete conto in quale periodo storico ci troviamo?», è la replica spazientita. Che diventa presto sconcerto: «Nelle case di riposo la situazione è peggiorata nonostante tutte le misure di prevenzioni adottate: ingressi ridotti al minimo, tamponi costanti a ospiti e personale, test rapidi ai visitatori. Eppure la mortalità supera quella di marzo, quando mancano perfino le mascherine, Allora gran parte degli istituti era pulito, il virus si concentrava in una quota ristretta, ora è entrato a macchia di leopardo un po’ dappertutto, anche nelle rsa blindate». Vie di scampo? «Preghiamo che arrivino i vaccini, sarebbero un raggio di sole in questa tragedia».
Da primi della classe a maglia nera? «Purtroppo il Veneto sta ancora sopra i tremila positivi, con un’alta percentuale nel rapporto con i tamponi, il 18%. La Lombardia invece fa passi avanti, a riprova che le regioni a incidenze più elevate, sottoposte a misure più restrittive, stanno comportandosi meglio di altre», rimarca a distanza il direttore del ministero della salute, Gianni Rezza, con trasparente allusione alla fascia gialla “a rischio moderato” difesa con tenacia dal governatore. Parole che, a Venezia, innescano la reazione dal capo del dipartimento prevenzione: «Nelle ultime ventiquattr’ore, in Veneto, sono stati effettuati 16.810 tamponi molecolari e 35.831 rapidi, per un totale di 52.641 che hanno riscontrato 3.320 nuove positività. La percentuale di positivi rispetto al totale dei test eseguiti sulla popolazione esposta al contagio è quindi pari al 6,30%», scandisce Francesca Russo. Tant’è. Se la gravità del momento impone una stretta, il governatore accetta la prospettiva, pur condizionandola a modalità e contrappesi.
«In queste condizioni occorrono misure ulteriori ma evitiamo di andare in ordine sparso, è in corso un confronto a livello nazionale, ne ho parlato stamani con il ministro Speranza, vedremo quale sarà l’evoluzione, ormai è questione di ore. La conferenza delle regioni è orientata ad accogliere la proposta di limitazioni più stringenti purché affrontino il problema principale, quello degli assembramenti. C’è poi un’esigenza, espressa da tutti i sindaci dei nostri capoluoghi, quella del ristoro statale alle attività economiche penalizzate".
"Troppo comodo fare gli eroi con il portafoglio degli altri, c’è in ballo il lavoro e il reddito di tante famiglie e imprese. Se emerge la disponibilità a risarcire adeguatamente i danni - i 19 milioni finora stanziati non ci servono a nulla - allora sono ipotizzabili provvedimenti più incisivi, viceversa si andrà verso una soluzione di minima, limitata a festivi e prefestivi. immagino che oggi discuteremo il nuovo Dpcm con il premier e i ministri e che la partita sarà chiusa entro giovedì».
A infiammare, nuovamente, Zaia, è la frecciata di quanti, dall’opposizione, lo imputano di inerzia, meglio, di attendismo rispetto al potere centrale chiamato a togliere le castagne del fuoco... «Spiace che anche nei momenti drammatici la propaganda prevalga sulla difesa del bene comune. Dov’erano questi signori quando io, contro il parere degli scienziati, ho voluto istituire a Vo’ la prima zona rossa d’Italia? E quando, a differenza degli altri, abbiamo chiuso i negozi alla domenica e i megastore nel fine settimana, contingentando gli ingressi nei giorni feriali?».
Previsioni? «Non faccio l’indovino, lavoro sulla realtà. Ma il professor Palù ha dichiarato che nella storia tutte le pandemie conosciute hanno avuto un paio d’anni di durata. E lui è uno che se ne intende»
I commenti dei lettori