Natale, ipotesi zona rossa in tutta Italia, ma il premier Conte punta a delle deroghe: "Pranzi in famiglia con due congiunti"
Il possibile compromesso potrebbe essere quello di istituire lockdown nei giorni prefestivi e festivi dal 24 dicembre al 3 gennaio.

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UDINE. Sarà un Natale in lockdown. Le regole durante il periodo delle festività verranno inasprite. Fino a che punto è sul tavolo del governo. Oggi, giovedì 17 dicembre, è in programma un nuovo incontro con le Reigoni.
Il possibile compromesso tra l'ala aperturista e quella rigorista nella maggioranza potrebbe essere quello di istituire una zona rossa nei giorni prefestivi e festivi dal 24 dicembre al 3 gennaio. Si tratta dei giorni: 24, 25, 26, 27, 31 dicembre e 1, 2, 3 gennaio. Sarebbe stata l'ultima proposta di mediazione di Conte, rispetto all'idea del Pd e di Speranza di un lockdown dal 21 dicembre al 6 gennaio. Manca pero ancora il via libera di Italia viva, che sarà presente in un vertice della prossime ore dopo quello annullato nella serata di mercoledì 16 dicembre in attesa del rientro del ministro Bellanova da Bruxelles.
Il premier Giuseppe Conte, intanto, in tv ha ammesso che bisogna "rafforzare il piano natalizio già definito" perché «gli assembramenti dei giorni scorsi hanno destato preoccupazione». Se da un lato è ben consapevole che gli incontri con i familiari, i cenoni e i veglioni potrebbero spianare la via alla terza ondata dei contagi, dall'altro non vuole offrire un’immagine contraddittoria e ondivaga del governo e farà di tutto per convincere i ministri ad allentare almeno un poco la stretta.
Il premier punta a stabilire alcune deroghe per le messe e i ricongiungimenti familiari: consentire ai congiunti stretti di andare a trovare genitori o nonni anziani e fragili, stabilendo un numero massimo di persone che possano spostarsi, probabilmente due.
Il teso confronto è iniziato nel pomeriggio di mercoledì 17 a Palazzo Chigi. Il premier Conte si sarebbe opposto alle misure che puntano a limitare il contagio attraverso l'istituzione di una zona rossa nazionale nel periodo delle feste. Per il capo del governo, le misure attualmente in vigore hanno funzionato e il modello utilizzato finora non va modificato. Se necessario, l'avvocato è disponibile a inasprire alcune norme ma non sarebbe intenzionato ad accettare la zona rossa. Fortissimo il pressing di Roberto Speranza, Dario Franceschini, Francesco Boccia e, con qualche sfumatura diversa, anche del Movimento 5 Stelle. Tutti chiedono una zona rossa nazionale dal 24 dicembre al 6 gennaio.
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Tutti hanno ricordato a Conte che anche le regioni si sono espresse oggi a favore del lockdown, senza differenza tra amministrazioni di centrodestra e centrosinistra. Il capo del governo sarebbe contrario anche a misure che frenino l’esodo nel prossimo weekend, del 19-20 dicembre. E spera di evitare la zona rossa anche per lasciare aperti in negozi durante le feste. Uno scenario di compromesso poteva essere quello di istituire zone rosse nei giorni festivi e arancioni nei prefestivi. Ma anche su questo schema manca ancora un accordo. Il vertice a Chigi si riaggiornerà in serata o domani.
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Nuovo Dpcm. Non è esclusa l'ipotesi dell'adozione di un nuovo Dpcm contenente le norme più restrittive per il Natale. Le ultime misure sulle feste, ritenute ora insufficienti, erano state definite in un decreto ad hoc, che aveva affiancato l'ultimo Dpcm. Ora, invece, visti forse anche i tempi stretti, il governo sarebbe più orientato all'adozione di un Dpcm ad hoc.
"È tempo di scelte rigorose di governo e parlamento: solo regole più restrittive durante le festività potranno evitare una terza ondata di contagi. Per noi che abbiamo responsabilità istituzionali è un dovere intervenire oggi senza esitazioni per salvare vite umane domani", scrive su Twitter Dario Franceschini, capo delegazione Pd al governo. E il segretario del Pd Nicola Zingaretti rilancia il tweet del capo delegazione dem che sollecita governo e Parlamento a misure "rigorose" e più restrittive per il Natale. In una diretta Facebook, anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è dell'idea che "se vogliamo evitare una terza ondata dobbiamo invertire la curva del contagio ora, per questo servono scelte decise".
Il parere degli esperti. Senza ulteriori provvedimenti il Natale ormai alle porte rischia di diventare il primo della storia a finire in lockdown. A ventilare l'ipotesi di una chiusura totale è il ministero della Salute - per voce del direttore della Prevenzione Gianni Rezza - che cerca la sponda degli esperti del Comitato Tecnico Scientifico per dare maggior peso ad una nuova ventilata stretta natalizia. Sponda che, però, non arriva. I tecnici, infatti, si spaccano e la riunione fiume va in archivio con un verbale, firmato all'unanimità, in cui si chiede sì un rafforzamento dei controlli da parte delle forze di polizia, ma in cui non si accenna affatto a zone rosse, arancioni o gialle. Questa, è l'idea degli scienziati, è una decisione che spetta al governo.
«È stata una riunione difficile e intensa - ammette il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo -. Alla fine abbiamo raggiunto un punto d'incontro e condiviso all'unanimità la necessità di inasprire le misure di contenimento del contagio. Al ministro Roberto Speranza e al governo abbiamo quindi suggerito di considerare quanto previsto dalla normativa già in vigore». E in serata è lo stesso premier, Giuseppe Conte, ad annunciare il «piano per le festività natalizie» con un "ritocchino" che porterà a «qualche misura ulteriore».

Le raccomandazioni del Cts. Il Cts raccomanda di vigilare in particolare sui luoghi chiusi o dove è possibile togliere la mascherina. I governatori, dal canto loro, pretendono "chiarezza" ma non sono pochi a chiedere a palazzo Chigi misure diverse in base ai dati del contagio, scongiurando quindi un'unica grande zona rossa. Sullo sfondo, poi, aleggia la crisi di governo, con il pressing di Matteo Renzi sul premier Conte e le divisioni più che mai acuite con il Pd. Una frattura che si sposta anche in Senato dove la maggioranza non è riuscita a presentare una mozione unitaria sugli spostamenti. Oggi sono arrivati due testi differenti, il primo dei dem per chiedere la mobilità fra i piccoli comuni nei giorni di festa, l'altro di Italia Viva per impegnare il governo a disporre aperture o chiusure in base ai dati scientifici. I prossimi si annunciano giorni di fuoco, con il governo alle prese con una decisione che appare tanto impopolare quanto necessaria per evitare la paventata terza ondata.
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