«Loris uno di noi!» L’addio allo stadio al “gigante buono” della Virtus Roveredo
Sulla bara la maglia della squadra, sugli spalti l’urlo degli ultras L’orazione funebre di un calciatore: «Impossibile dimenticarti...»

«Loris uno di noi! Loris con noi!». Una serie interminabile di applausi degli ultras e di oltre mille presenti, a Roveredo in Piano non c’era stata neanche per il più bel gol della Virtus in un secolo di campionati.
Sotto la tribuna, avvolti da cori, fumogeni e dall’odore dei mortaretti, la moglie Lucia e il figlio Davide hanno avuto in dono la maglia blu della squadra nella quale anche Davide ha militato. L’altra maglia a strisce ha ornato il feretro, assieme a un cuscino di rose rosse e al ritratto di Loris Dei Negri “Pez “, gigante buono, custode dello stadio comunale.
Loris aveva per seconda casa lo stadio. Era il “papà”, a volte ruvido ma sempre generoso, dei 25 giocatori della prima squadra protagonista nella Prima categoria, e con gli altri 120 tesserati delle squadre giovanili. Loris è stato portato via dal «Covid maledetto» come l’ha definito Mario Mazzacco, pilastro della difesa, nella sua orazione fatta a nome di tutti i giocatori.
A celebrare le esequie allo stadio il parroco don Ruggero Mazzega, con padre Simone e il diacono Lorenzo. «È un momento terribile – ha esordito il parroco – reso eccezionale da tutta la comunità in quello che era il campo che Loris custodiva per tutti. Ho buttato via tanti fogli perché oggi è difficile parlare di Loris. In questo momento tremendo, ha cambiato campo, posto e ruolo, lasciandoci il suo ricordo che porteremo per sempre con noi».
Il presidente della Virtus Franco Zanetti ha salutato la marea di gente e i rappresentanti comunali mentre ricordava Loris indossando il giubbotto della Virtus che gli aveva regalato di recente. Impossibile riportare tutti gli aneddoti raccontati da Zanetti nel suo appassionato intervento. «Loris non si limitava a tenere in ordine il terreno di gioco, i campetti e le altre strutture. Programmava – ha ricordato il presidente – tutti i lavori, suggeriva ciò che occorreva per fare degli impianti sportivi autentiche eccellenze. Mi chiamava per suggerire come fare, cosa acquistare. Io a volte rinviavo le decisioni prestando attenzione alla spese. Poi quando ritornavo da un viaggio di lavoro mi accorgevo che tutto era stato fatto a regola d’arte: chi aveva portato il materiale, altri, anche i giocatori, messo la manodopera, senza che la società dovesse pagare alcunché».
Mario Mazzacco ha tratteggiato il rapporto dei ragazzi della Virtus con Loris. «Sarà strano varcare il cancello dello stadio e non vederti più, non udire il tuo dolce “vara che te cavo la testa” quando ne combineremo una delle nostre... Eri dappertutto. Il campo, un gioiello. E poi stavi in cucina, nello spogliatoio, nei campetti minori, al chiosco... non ti fermavi mai. Per noi avresti fatto qualsiasi cosa. Sei stato l’incarnazione più riuscita del gigante buono delle fiabe. Poi – ha concluso Mario – il “maledetto” ti ha portato via. Continueremo a comportarci come ci hai insegnato. Con amore risate e lavoro hai costruito una montagna di cose e dalla vetta adesso ci guardi, mentre il tuo esempio ci guida». –
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