TARCENTO. A 84 anni si sveglia ancora alle 4 di mattina per aiutare a fare il pane, come fa da più di 70 anni. E all’inizio di gennaio ha festeggiato i 60 anni di attività in proprio nella panetteria di via Mazzini a Tarcento: un traguardo invidiabile per Silvano Nonino, il decano dei fornai friulani, che può festeggiarlo assieme alla moglie Nerina, compagna di una vita nel lavoro e nella famiglia, alle figlie Sonia e Laura, che hanno rilevato l’attività, e ai nipoti fra i quali ce n’è uno, David, che è già al lavoro per portare alla terza generazione questa bella storia di artigiani del gusto.
Erano altri tempi, quasi un altro mondo quello dove Silvano entrò a fare il portapane nel forno D’Agosto di Udine. Correva l’anno 1950: «Da Pradamano, dove vivevo, dovevo fare 18 chilometri in bici per andare al lavoro e 18 per tornare. E in mezzo altre pedalate per portare il pane a chi se lo poteva permettere. Nelle case come la mia, sei fratelli e due mucche, il menu era fisso: polenta e latte.
A nemmeno 25 anni i due grandi passi: in un mese prima il matrimonio con Nerina e nel gennaio 1961 l’affitto del panificio tarcentino di proprietà delle sorelle Zanini. «I precedenti affittuari volevano acquistare e ci resero la vita difficile. All’inizio pensai di mollare, ma ho tenuto duro e siamo ancora qui». E in piena pandemia, mentre tante attività chiudono: «Non è facile, ma se mi viene in mente il negozio semidistrutto all’indomani del terremoto allora sì che avremmo dovuto chiudere. Invece abbiamo rimesso tutto in piedi a forza di olio di gomito e cambiali: io e Nerina ne abbiamo onorate 40, le conservo ancora».
E anche per restituire in parte ciò che la vita gli ha dato Silvano è sempre stato attivo nella solidarietà e nel sociale. Piccoli danzerini del Chino Ermacora, bocciofila, riserva di caccia, cinefoto club le realtà che ha guidato, con una parentesi in Comune dov’è stato assessore nella giunta Pinosa e un costante rapporto con le scuole per insegnare ai bambini la magia del pane.
Non va dimenticata la passione per le radio libere, nata dopo il sisma, che dagli inizi a Radio Effe lo portò a fondare Radio Spazio 103, che diresse da Tarcento per un decennio prima di cederla alla Curia. Con l’emittente diede vita a tante iniziative benefiche, raccogliendo ingenti somme per i meno fortunati: per esempio «siamo riusciti a fare una donazione di 170 milioni di lire per un bimbo di Trasaghis», ricorda.
«Ho avuto anche la fortuna di poter accompagnare per una settimana nella sua visita in Friuli Madre Teresa di Calcutta: grazie a lei ho capito che a far del bene sarai sempre ricompensato».