Coronavirus, cambiano le procedure per individuare i positivi: test rapidi, code, quarantene, ecco le regole del Ministero

UDINE. Meno tamponi molecolari e quarantene immediate per i contatti stretti: la Regione sdogana i test rapidi e allenta le maglie del tracciamento del contagio. Ripresa dalla Direzione regionale salute, la circolare firmata dal direttore generale del ministro della Salute, Giovanni Rezza, semplifica la tracciabilità dei possibili casi di infezione da Sars-CoV2. L’obiettivo è ridurre attese e code nei punti tamponi e velocizzare il rientro al lavoro delle persone che hanno concluso il periodo di isolamento e di quelle guarite dal Covid-19.
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Dopo aver valutato l’evoluzione della pandemia, le nuove evidenze scientifiche e le indicazioni fornite dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie(Ecdc), il ministero chiarisce che di fronte a pazienti con tosse, febbre, problemi respiratori, perdita dell’olfatto e del gusto, cefalea, brividi, mialgia, astenia, vomito e diarrea, il medico deve trattare il paziente come un possibile caso di Covid-19.
Alla luce di queste e altre precisazioni, la direttrice della Direzione salute, Gianna Zamaro, con una circolare ha fornito le indicazioni per l’utilizzo dei tamponi rapidi che vengono effettuati anche dai medici di medicina generale. Nel caso di contatti avuti con persone positivi al Sars-CoV2 asintomatiche, con persone che potrebbero aver contratto il virus e manifestano sintomi oppure con componenti di comunità sottoposte a screening di massa, il tampone molecolare esce di scena.
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«In tutti i contesti sopraccitati, in presenza di positività al test rapido antigenico il caso si considera “confermato” senza necessità di test molecolare e i provvedimenti di isolamento possono essere attuati immediatamente» recita il documento precisando che nel caso di eventuale risultato negativo il test deve essere ripetuto con un tampone molecolare o con un secondo test antigenico rapido a distanza di due o quattro giorni.
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Lo screening periodico viene effettuato nelle comunità colpite maggiormente dal virus e nei luoghi di lavoro. In entrambi i casi «la ripetizione del tampone antigenico a distanza di 2-4 giorni e la frequenza di ripetizione del test deve essere valutata dal medico competente o dal medico responsabile dello screening e commisurata al rischio infettivo, alla circolazione del virus e al possibile impatto di un focolaio».
La circolare detta le regole anche per gli asintomatici che non hanno avuto contatti con comunità chiuse, che effettuano il test volontariamente prima di partire per un viaggio in un laboratorio a pagamento: «Se il saggio antigenico risulta negativo non necessita di ulteriori approfondimenti, se è positivo va confermato con un test di terza generazione o test in biologia molecolare»
I primi ad applicare le nuove regole sono i medici di famiglia, gli stessi che più di altri hanno dovuto ascoltare le lamentele dei guariti che ricevevano in ritardo i certificati di guarigione. «La circolare riposiziona l’utilizzo dei tamponi anche perché ora gli antigenici di ultima generazione sono più affidabili» spiega il componente del direttivo regionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), Ezio Beltrame, nel confermare le valutazioni in corso sull’apertura di nuovi punti tampone. Forse ora questi presidi sono meno urgenti di prima. Lo stesso afferma il segretario provinciale della Fimmg, Khalid Kussini, secondo il quale è indispensabile usare buon senso nella valutazione dei pazienti. «Bisogna parlare con loro e decidere di conseguenza».
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