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Anpi in lutto per la morte di “Pino” Regeni

Fatale un malore in casa per il 77enne. È stato anche imprenditore nel settore della pesca e sindacalista della Spi-Cgil

2 minuti di lettura

marano

Presidente della sezione Anpi di Marano Lagunare-Carlino, uomo impegnato nel sindacato Spi-Cgil attivo nei “campi della legalità” per il recupero dei beni sequestrati alla mafia a favore dei giovani. Ma anche micologo di levatura regionale, imprenditore nel settore della pesca, uomo colto, dai grandi valori sociali, sincero e sempre disponibile, marito e padre esemplare. Era così Giuseppe “Pino” Regeni, 77enne di Marano, deceduto improvvisamente venerdì, dopo un malore, nella sua abitazione di Carlino, lasciando sconvolte la famiglia e le tante persone che lo conoscevano e ne apprezzavano la grande umanità e onestà. Regeni lascia la moglie Anna, i figli Ennio e Nadia.

Una vita straordinaria e piena la sua, iniziata fin dalla giovane età, quando va a lavorare come pescatore. Con l’arrivo dell’industria conciaria a San Giorgio di Nogaro Regeni cambia però la sua prospettiva e decide di svoltare, andando a lavorare alle Concerie Marzotto dove resterà alcuni anni, ricoprendo anche l’incarico di delegato sindacale della Cgil. Quando ha inizio la fase discendente della fabbrica, lui con grinta e determinazione rileva l’attività del padre, esperto nell’aggiustare e realizzare reti da pesca, e la rilancia facendola diventare una piccola impresa che esporta in tutta Europa i suoi particolari prodotti. Un’attività che ora viene portata avanti dai figli. Il 77enne aveva ereditato da uno zio partigiano i valori dell’antifascismo che fece suoi impegnandosi a trasmetterli ai giovani. Personaggio vulcanico, dai mille interessi, Regeni ha sempre manifestati un’attenzione speciale per l’Anpi, come ricorda il vicepresidente della sezione Marano-Carlino, Carlo Bottò, «senza di lui non ci saremmo stati». «Grazie a Pino abbiamo potuto avviare tutte quelle iniziative e manifestazioni per coinvolgere la gente. Ricordo l’incontro organizzato a Carlino con Boris Pahor, lui era stato felicissimo della grande partecipazione. Era un entusiasta – ricorda Bottò – e mai sarebbe mancato alle iniziative che l’Anpi teneva in altri Comuni: ogni anno a luglio si recava a Paluzza alla Festa dell’Anpi provinciale a cuocere il pesce. Lascia un vuoto incolmabile».

Ma l’impegno di Regeni non si è fermato all’associazione partigiani. Come esponente Spi- Cgil, assieme all’amico Eros Barusso e ad alcuni studenti universitari, ogni anno si recava in meridione (Caserta e Catania, per citarne alcune), per l’iniziativa i “campi della legalità”, cioè per realizzare quei progetti di recupero dei campi sequestrati alla mafia a favore dei giovani, dove nascono aranceti, uliveti e allevamenti di lumache. Sempre con Barusso da dieci anni, ogni anno, si recava a visitare qualche campo di concentramento.

Lo ricorda con grande commozione anche Giorgio Coianiz, l’amico con il quale condivideva tante lotte antifasciste. «Lascia un vuoto grandissimo in tutta la Bassa friulana antifascista. Persona esemplare che ha fatto della tenacia nel lavoro, dell’associazionismo e della solidarietà il perno della propria vita. Nei suoi racconti – ricorda Coianiz – vantava la gioventù di pescatore maranese, attento cultore delle vecchie tradizioni che tramandava con orgoglio. Una settimana fa mi disse “Giorgio questa primavera speriamo di poter festeggiare degnamente il 25 aprile per ricordare a tutti quanto sono costate la Liberazione e la democrazia”. Purtroppo non sarà tra noi». —



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