I 50 anni della pillola contraccettiva: «Ma manca ancora l’educazione sessuale nelle nostre scuole»
Il 10 marzo 1971 la Corte Costituzionale si espresse sull’articolo 553 Fino ad allora la propaganda della contraccezione era fuorilegge

PORDENONE. Ci sono voluti 18 anni perché quella sentenza della Corte Costituzionale sancisse l’abrogazione dell’articolo 553 del codice penale, retaggio di un’epoca in cui la propaganda e la diffusione della contraccezione – e quindi il controllo delle nascite – era un reato contro la stirpe. Un passaggio che si inserisce in quello che per l’Italia fu il periodo della “maturità” sul fronte del diritti civili: la legge sul divorzio, la riforma del diritto di famiglia, la chiusura dei manicomi e la legge sull’aborto. Anni vissuti in prima linea dall’Aied, l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica. «Da protagonisti – ricorda il presidente dell’associazione, il pordenonese Mario Puiatti – nel cambiamento della società». Ma molto c’è ancora da fare: dall’educazione sessuale nelle scuole – «un traguardo determinante» aggiunge Puiatti – alla necessità di riforme sociali in grado di invertire «l’inverno demografico» del Paese.
Dopo aver festeggiato nel 2020 i 45 anni di attività a Pordenone, l’associazione si prepara a celebrare a livello nazionale il cinquantesimo anniversario di un importante risultato raggiunto dopo anni di disobbedienza civile. L’Aied nacque nel 1953 e si pose da subito l’obiettivo di ottenere l’abrogazione dell’articolo 553 del codice penale. «A ogni inizio di legislatura veniva proposto un progetto di legge – spiega Puiatti – ma non è mai andato in porto». Anche la sola distribuzione di opuscoli informativi costitutiva un reato. Dalle denunce, però, si aprì la strada verso il dibattito in Corte Costituzionale. Il 10 marzo 1971, a pochi mesi dall’istituzione del divorzio, i giudici si espressero. «L’articolo fu abrogato – continua il presidente Aied – un risultato che si inserisce tra le straordinarie conquiste degli anni ’ 70: la vittoria al referendum abrogativo del divorzio (’74), la riforma del diritto di famiglia (’75), la legge Basaglia e quella sull’aborto (’78) e il suo referendum abrogativo».
Nonostante la vittoria dell’Aied, agli inizi degli anni ’70 la contraccezione consapevole era ancora difficile da praticare. Le farmacie non potevano vendere la pillola e i contraccettivi dovevano essere registrati sotto mentite spoglie: la pillola come regolatore del ciclo mestruale, antisettici per l’igiene intima nel caso degli spermicidi. I consultori, istituiti nel ’75, dovevano fornire assistenza e non potevano farlo. L’Aied si mobilitò, ottenendo l’abrogazione di quelle norme. E nel frattempo cercò nuovi linguaggi per parlare al grande pubblico. Grazie a un fotoromanzo, “Il segreto” con Paola Pitagora, cercò di raggiungere tutte le fasce della popolazione femminile. A distanza di 50 anni, quello sforzo continua: mercoledì Aied ripartirà con la sua campagna di sensibilizzazione in tutta Italia sui temi della maternità consapevole.
«All’alba del terzo millennio, in Italia c’è un traguardo sul quale aggregare il l’impegno di tutti – conclude Puiatti – ed è l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva come materia di insegnamento sui banchi di scuola. Siamo ormai il fanalino di coda in Europa. Alle nostre figlie, e ai nostri figli non restano che i modi “informali”: le informazioni che arrivano da amici o genitori, più spesso dal web e ovviamente anche dai siti pornografici». Ed ancora, politiche sociali che consentano all’Italia di uscire dall’inverno demografico, a partire dalla disponibilità di asili nido. «Dobbiamo ridare vita alla crescita culturale dell’Italia, non dimenticando lo sforzo delle associazioni della società civile nella diffusione di conoscenza e informazione, nella promozione del dibattito politico e nella loro azione di proposta legislativa».
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