Non simulò un furto in casa collezionista prosciolto
Era finito sotto inchiesta dopo avere denunciato la sparizione delle sue monete Ha dimostrato che i pezzi trovati durante la perquisizione si erano salvati dal raid
Luana de Francisco
/ bordano
Quattro mesi dopo avere denunciato un furto nella propria abitazione, i carabinieri si erano presentati alla sua porta con un decreto di perquisizione in mano. E in quel momento Bruno Colomba, 61 anni, di Bordano, aveva capito non soltanto di non essere stato creduto, ma anche di essere finito in un guaio ancora più grosso: la Procura di Udine lo accusava di simulazione di reato. E cioè di essersi inventato la storia dei ladri. La raccolta di monete e banconote che aveva dichiarato essergli stata rubata, tutti pezzi di pregio storico e numismatico, insieme alla fede nuziale, per un valore complessivo di circa 200 mila euro, secondo gli inquirenti, sarebbe stata ancora nella sua disponibilità.
Un’ipotesi, quella sostenuta dai carabinieri di Osoppo e formulata poi nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Barbara Loffredo, che non ha trovato conferma negli accertamenti svolti sul caso. E che ha perso ancor più consistenza dopo i chiarimenti resi dall’indagato in sede d’interrogatorio. Rilevata inoltre l’assenza di un movente, ossia di una ragione sensata per mentire - la raccolta non risultava neppure assicurata -, il pm ha quindi concluso per la richiesta di archiviazione del procedimento. Richiesta che il gip ha accolto a stretto giro di posta. Delle monete, invece, da quella volta non si è più saputo niente.
Era stato in particolare il ritrovamento di una scatola di biscotti conservata sopra una libreria e contenente alcune monete, nel corso della perquisizione domiciliare eseguita il 13 maggio 2020, a far ritenere ai carabinieri di avere imboccato la pista giusta. La spiegazione fornita da Colombo qualche giorno dopo, tuttavia, aveva ridimensionato la sorpresa. Assistito dall’avvocato Fabrizio Delle Vedove, l’indagato aveva precisato trattarsi di una parte minimale della propria raccolta, fortunosamente salvatasi dal raid ladresco in quanto riposta in un’altra stanza. Del resto, ad attestarne la diversità dalle monete per le quali aveva denunciato il furto – evidenzia lo stesso pm – erano anche le foto trasmesse via mail da Colomba ai carabinieri il 12 gennaio 2020, il giorno dopo il furto.
Quanto alle discrasie di orario contestategli sulla scorta del raffronto tra le dichiarazioni riportate nel verbale di denuncia, i tabulati telefonici e i filmati di videosorveglianza, secondo il pm potrebbero essere attribuibili semplicemente a «ricordi non precisi». —
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