«Nuove esplorazioni appena sarà guarito»
Due infermieri hanno assistito il ragazzo dentro la grotta «Era dolorante e spaventato, ma anche molto tranquillo»

cimolais
In quelle ore passate a tu per tu, in attesa di uscire dalla grotta, le paure del giovane speleologo hanno lasciato spazio ai sogni. «Mi ha raccontato delle sue esplorazioni future, di quelle che vorrebbe fare una volta guarito» racconta uno dei due infermieri che ha passato la notte accanto a Gianmarco Ceschin, classe ’99. Un ragazzo di appena 22 anni ma, a detta di tutti, di grande esperienza. Un mix che gli ha consentito di affrontare con tranquillità la lunga attesa prima di essere portato in salvo. Diciassette ore, un tempo che può sembrare infinito ma è stato scandito dalle medicazioni e dalle diverse fasi del soccorso. Durante le pause, quando a lavorare duramente per tirarlo fuori dalla cavità franosa erano i tecnici disostruttori del Cnsas arrivati dal Friuli Venezia Giulia e da molte altre regioni d’Italia, i timori hanno lasciato spazio alla fiducia, il passato al futuro.
I primi a portare aiuto e conforto al giovane sono stati due infermieri speleologi. «Era dolorante e sicuramente spaventato – racconta il soccorritore Roberto Trevi – ma tutto sommato tranquillo». Dopo avergli somministrato degli antidolorifici – necessari sia all’interno della grotta che nella verricellata finale – e dopo averlo messo in sicurezza hanno atteso con pazienza che i tecnici lavorassero a quella strettoia così angusta e allo stesso tempo franosa che l’aveva tradito poche ore prima.
Un lavoro prezioso, quello dei soccorritori, e reso possibile dal coraggio e dalla perizia sia dei tecnici presenti in vetta che al campo base, dove il lavoro di coordinamento di un’operazione così complessa è stato incessante. A tenere le redini sono stati Sergio Buricelli, presidente Cnsas Fvg, Silvio Martini del Soccorso alpino Valcellina e Clarissa Brun, delegato del Soccorso speleologico Fvg. «L’intervento – racconta Brun – non sembrava particolarmente complesso perché l’infortunato era a 20 metri di profondità, che per noi non è molto. Ma si trovata a 1.300 metri di dislivello dal campo base e l’unica alternativa all’elicottero, bloccato dal maltempo, era raggiungerlo a piedi con diverse ore di cammino». Intorno all’1 alcuni tecnici si sono incamminati ma negli stessi minuti il martello pneumatico finiva di aprire il varco utile a far passare il 22enne: un punto di svolta, anche se prima di rivedere il cielo passeranno ancora diverse ore. —
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