Legambiente, rischio emissioni «oltre i limiti imposti dall’Ue»
Il presidente del circolo di Pinzano, Alessandro Ciriani, esprime preoccupazione «I dati del territorio pedemontano evidenziano una situazione ricca di criticità»
Guglielmo Zisa
Guglielmo Zisa / sPILIMBERGO
«Il problema delle emissioni inquinanti nell’area pedemontana del Friuli occidentale è una questione che sta arrivando a uno snodo decisivo, non tanto per l’indeterminatezza che ruota attorno alle attività di controllo con le quali si è cercato di gestire la situazione finora, quanto per il fatto che sono entrati in vigore i nuovi limiti dettati dall’Unione europea per tutte le sostanze e introduce inoltre l’obbligatorietà del monitoraggio di quelle altamente inquinanti, come i metalli pesanti quali il cadmio, mercurio e piombo, non previste dal vecchio ordinamento».
A lanciare l'allarme è Alessandro Ciriani, presidente del circolo Legambiente di Pinzano e membro dell’ufficio di presidenza di Legambiente Fvg. Affermazioni, le sue, che trovano fondamento nelle indagini condotte da Legambiente Pinzano analizzando i dati del catasto emissioni realizzato da Arpa Fvg un anno fa. «Esaminando tali dati per questo territorio – rimarca –, appare evidente che la situazione presenta molte criticità e che un intervento più stringente degli organismi di controllo non è più derogabile. Concentrazioni molto elevate di sostanze inquinanti come l’anidride carbonica e le sostanze acidificanti strettamente correlate alle attività di incenerimento nell’area pedemontana del Friuli occidentale sono un dato accertato».
E aggiunge: «In particolare, si rilevano quantitativi elevatissime di anidride carbonica e ossidi di azoto, sia in valore assoluto sia in concentrazione per due chilometri, nel territorio di Fanna. Maniago è il primo comune in regione per quanto riguarda le emissioni di metano collegate al trattamento dei rifiuti. Mentre elevate concentrazioni di ammoniaca e metalli pesanti come il mercurio si riscontrano nello Spilimberghese con una percentuale di oltre il 90% dei rifiuti speciali e pericolosi, inceneriti nell’impianto di Spilimbergo, di provenienza extraregionale».
«Tutto questo non può essere il prezzo dello sviluppo – evidenzia Ciriani –. La concentrazione di industrie con alto grado di emissioni nel Friuli occidentale non pare essere casuale. La considerazione più ovvia che viene da fare è che, trattandosi di un’area scarsamente popolata, si trovi conveniente e opportuno concentrare qui una serie di attività inquinanti, con lo scopo di circoscrivere l’inevitabile danno che ricade sulla popolazione. Se gli insediamenti industriali che il territorio attira sono questi, c’è da preoccuparsi: un territorio che si specializza nella perdita di valore», conclude il presidente del circolo pinzanese. —
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