Cordoglio per la morte della sarta Giancarla Botter Aiutò i negozi del centro

Non accenna diminuire il cordoglio per la morte di Giancarla Botter “Martinazzi”. Abitava a Torre, aveva 74 anni ed era stata la sarta di molti negozi del centro.
Originaria di Caorle, nella celebre chiesetta dedicata alla Madonna del mare si era sposata, il primo aprile 1967, col pordenonese Romano Basegio, il cui padre Dionisio, allora dodicenne, il giorno della Liberazione salì sul campanile di San Giorgio per issare il Tricolore.
«Nell’agosto 1961 ero in vacanza a Caorle, in una pensione davanti alla casa di quella che sarebbe diventata mia moglie – racconta Basegio –. Suo padre mi chiese perché la guardavo, del resto aveva 14 anni, e gli promisi che sarei tornato per la fine dell’anno». Romano lavorava alla Savio e così, alla vigilia di Natale, prese la corriera e in due ore e mezza era di nuovo a Caorle. «Che intensioni ch’el gà?», chiesero igenitori della ragazza.
Nel 1962 Romano Basegio – il cui padre era portinaio del palazzo delle Poste di piazza XX Settembre – parte per la leva, artiglieria da montagna, a Bassano e poi alla Di Prampero e alla Berghinz di Udine, come radiofonista. Quindici mesi, sino al 4 ottobre 1963, cinque giorni prima della tragedia del Vajont, e poi 39 anni alla Savio di Pordenone.
Nel 1967, dunque, il matrimonio con Giancarla, che lavorò per tanti negozi del centro città come sarta, dalla Bottega al Chattanooga. «Si fece persino il vestito da sposa».
Ben 54 anni insieme, tra escursioni in montagna col Cai e il Gruppo montagna Savio, e concerti corali, essendo uno dei fondatori, Romano, del Coro Ana Montecavallo.
«Sono passati due mesi dalla scomparsa improvvisa di Giancarla. La mia famiglia la ricorda, anche a tutti coloro per i quali ha lavorato o dato una mano». —
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