Troppi costi, si chiudono le stalle: persi 100 capi di bovini in un anno
L’associazione allevatori: siamo preoccupati, anche le aziende più strutturate sono in difficoltà
Piero Cargnelutti
GEMONA. I comuni del Gemonese hanno visto diminuire di ben 100 unità i capi di bovini allevati dalle aziende locali per la produzione di latte e carne nell’arco di un anno.
Lo evidenziano i dati messi a disposizione dall’Associazione regionale allevatori del Friuli Venezia Giulia, scorporati per l’area pedemontana del Gemonese, dove nei comuni di Gemona, Artegna, Montenars, Osoppo, Trasaghis, Bordano, Venzone e Trasaghis tra il 2020 e il 2021 i capi di bovini allevati sono passati da un totale di 1419 a 1311 unità: ben 108 bovini in meno nel giro di un solo anno e si tratta di numeri che potrebbero aumentare nei prossimi mesi alla luce tanto degli abbandoni dell’allevamento recenti nel Gemonese da parte delle aziende quanto dell’aumento dei costi di energia, gasolio ma anche mangimi per gli animali.
«Siamo preoccupati – fa sapere Andrea Lugo dell’Associazione allevatori – perché se un tempo ci capitava di osservare la chiusura di piccole realtà, ora vediamo che aziende agricole solide e presenti sul territorio da tanti anni stanno abbandonando l’allevamento.
Purtroppo, l’aumento dei costi che ha investito molti settori non ha risparmiato l’allevamento». In base ai dati degli allevatori, nel Gemonese diminuiscono gradualmente i numeri sia dei capi destinati alla produzione di latte, che passano da 786 a 764 e sia quelli finalizzati alla produzione di carne, che sono scesi da 451 a 354 sempre nel giro di 12 mesi.
Le diminuzioni colpiscono particolarmente in un territorio che conta un centinaio di aziende e la presenza di ben quattro latterie, di cui tre a Gemona e una a Venzone che sono tuttora operative.
Ma è proprio dalla diminuzione dei capi che si osserva come l’allevamento si sta lentamente riducendo: nello stesso capoluogo, Gemona, si contano poco più di cinquanta aziende delle quali solo 2 superano i 100 capi, altre 2 ne hanno fra le 70 e le 80 unità, 2 fra 40 e 50, ulteriori 2 tra 20 e 30 capi, mentre tutte le altre sono sotto la quindicina di bovini e buona parte oscillano tra 1 e 5 unità.
I maggiori costi sopraggiunti nell’ultimo periodo sono un colpo molto forte alla gestione delle aziende locali e non bastano i notevoli sforzi sostenuti dagli allevatori, spesso spinti da passione e buona volontà, che tuttavia si trovano poi a non riuscire a quadrare i conti.
«Le stalle – fa sapere Marco Malison della Coldiretti – erano già in fortissima sofferenza prima, ora lo sono ancora di più e non reggono: al momento il latte viene pagato 46 centesimi al litro in media e Granarolo ha accettato di pagarlo 48 perché ha capito il problema.
La Coldiretti ha già coinvolto l’assessorato regionale competente per aprire un confronto: speriamo ci sia la possibilità di aprire un tavolo con tutte le parti per trovare le modalità di fare uno sforzo e remunerare di più il lavoro degli allevatori».
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