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L’operazione della Gdf

Lavoro in nero nei campi del Friuli, scoperti con un drone 23 braccianti non in regola: denunciati tre clandestini e l’imprenditore che li ha impiegati

Quattro le aziende sospese tra San Vito e Morsano al Tagliamento: il personale veniva utilizzato per la messa in campo delle barbatelle, la coltivazione d’uva e la raccolta degli asparagi

2 minuti di lettura

PORDENONE. Ventitrè lavoratori completamente “in nero” e quattro denunce. È il bilancio dell’operazione di contrasto all’illegalità nelle lavorazioni agricole condotta dai finanzieri del Comando provinciale di Pordenone e dai funzionari dell’Ispettorato territoriale del lavoro di Pordenone-Udine che hanno effettuato, tra San Vito al Tagliamento e Morsano al Tagliamento, una serie di interventi “sui campi” rintracciando in 4 aziende agricole pesanti irregolarità.

I controlli hanno preso spunto dalle indicazioni pervenute sia dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che dal Comando generale della Guardia di finanza, confermate e supportate, a livello locale, da quelle impartite dal prefetto di Pordenone che, sul tema, aveva indetto uno specifico tavolo di confronto affidando la regia delle attività alla Gdf e all’Ispettorato del lavoro.

Lavoro in nero nei campi del Friuli, scoperti con un drone 23 braccianti agricoli non in regola

L’intensificazione delle lavorazioni agricole, calendarizzate in base alle stagioni, richiede infatti nei periodi di punta un fabbisogno di manodopera difficilmente risolvibile con risorse locali e affrontato, in tempi recenti, affidando le fasi di semina, potatura, impianto e raccolta alle sempre più numerose imprese che propongono “servizi connessi all’agricoltura”.

Queste realtà, gestite da stranieri, riescono a reclutare – spesso tra i loro connazionali, in genere privi di specifiche abilità professionali – i lavoratori necessari a soddisfare le esigenze delle aziende locali. Per vincere la loro stessa concorrenza sono però costrette ad abbattere sempre più il costo orario della manodopera, inquinando il mercato del lavoro a favore di un profitto, per loro, comunque marginalmente basso, ma a completo svantaggio degli attori più deboli e bisognosi della filiera: i lavoratori stessi.

Dopo una breve fase di studio della realtà locale, le Fiamme Gialle del Friuli Occidentale hanno individuato – grazie all’impiego di un drone e alla conoscenza del territorio – gli appezzamenti di terreno sui quali era evidente una diffusa presenza di lavoratori intenti nelle lavorazioni agricole tipiche di questa stagione: la messa in campo delle barbatelle, la coltivazione d’uva e la raccolta degli asparagi.

La bontà della selezione, confermata dalla successiva elaborazione dei dati, è stata, quindi, tradotta in pratica, con l’effettuazione, in due giornate, di 4 controlli “sui campi”, eseguiti, assieme ai Funzionari dell’Ispettorato del Lavoro, cinturando le aree e provvedendo all’identificazione integrale di tutti i lavoratori presenti. Gli interventi hanno permesso di individuare 4 aziende agricole, di cui una con il 100% di lavoratori in nero (7 su 7) ed altre 3 con un rapporto irregolari/lavoratori complessivi di molto superiore al 50% (7 su 13; 5 su 8 e 4 su 7).

Per tutte e 4, superata la soglia del 10% di irregolari sui lavoratori complessivi, è stata, in ogni caso, disposta la sospensione dell’attività. In particolare, tra i lavoratori irregolari, 4 sono risultati “richiedenti asilo” e 3, denunciati alla Procura della Repubblica di Pordenone, immigrati clandestini. Il loro datore di lavoro, un italiano, è stato anch’egli segnalato all’Autorità Giudiziaria per impiego di manodopera priva di permesso di soggiorno.

La sanzione per l’impiego di lavoratori in nero – riconteggi dei contributi previdenziali ed assicurativi a parte – è pari a 1.800 euro per risorsa, maggiorati del 20% in caso di assunzione di lavoratori stranieri clandestini o richiedenti asilo. I due interventi confermano come, anche nella Destra Tagliamento, la guardia sulla legalità nelle lavorazioni nei campi non possa essere abbassata, attesa l’evidente, perdurante, convinzione che l’impiego di manodopera in nero – in danno ed a totale scapito, prima, delle persone in stato di bisogno e, poi, dell’Erario – generi un profitto tale da rendere accettabile il rischio di subire un controllo.

La tecnologia, indispensabile per selezionare gli obiettivi, si è rivelata, in questo caso, fondamentale per individuare, con speditezza, i campi maggiormente affollati. L’attività, in ogni caso, oltre a confermare la stretta sintonia tra i due organi di controllo, continuerà, con cadenza regolare, verso le aree interessate dalle diverse colture stagionali.

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