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Provvedimenti nelle scuole cattoliche per «chi non è coerente con la dottrina»: preoccupa la circolare del Vaticano sulle paritarie

A Udine sono 28 gli istituti di ogni ordine e grado interessati. Per l’Uaar si rischia la discriminazione del personale delle paritarie ed è per questo che il presidente del circolo friulano, Michelangelo Licata, ha inviato una lettera al sindaco Pietro Fontanini e al presidente del Consiglio comunale Enrico Berti

christian seu
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LaPresse 

UDINE. Provvedimenti disciplinari per il personale che non si attiene alla dottrina della Chiesa. E che possono arrivare fino al licenziamento, «opzione, che va legittimamente presa dopo il fallimento di tutti gli altri tentativi di risoluzione». «E viene toccata anche la sfera personale», denuncia il circolo udinese dell’Unione atei, agnostici e razionalisti, mettendo nel mirino una circolare emanata un mese e mezzo fa dal Vaticano sull’identità delle scuole paritarie cattoliche. A Udine sono 28 gli istituti di ogni ordine e grado interessati. Per l’Uaar si rischia la discriminazione del personale delle paritarie ed è per questo che il presidente del circolo friulano, Michelangelo Licata, ha inviato una lettera al sindaco Pietro Fontanini e al presidente del Consiglio comunale Enrico Berti, chiedendo che venga richiesto alle scuole private paritarie convenzionate con il Comune di formalizzare l’impegno «a non discriminare dipendenti sulla base di scelte di vita non coerenti con il catechismo ma pienamente libere e legittime in una democrazia liberale, come ad esempio convivere felicemente con una persona dello stesso sesso, sostenere l’accesso all’aborto e alla contraccezione o esercitare il diritto all’apostasia formale».

Il 29 marzo scorso la Congregazione per l’Educazione cattolica ha pubblicato l’Istruzione “L’identità della Scuola cattolica per una cultura del dialogo”. La costola locale dell’Unione atei, agnostici e razionalisti pone l’accento su alcuni dei precetti contenuti nel documento. Un esempio? Eccolo citato: «Dalla diversità di scopi delle relative legislazioni, può accadere che lo Stato imponga alle istituzioni cattoliche, che operano nella sfera pubblica, comportamenti non consoni che mettano in dubbio la credibilità dottrinale e disciplinare della Chiesa. Qualche volta anche l’opinione pubblica rende quasi impossibili le soluzioni in linea con i principi della morale cattolica», si legge nell’Istruzione. E ancora: «Si verificano altresì conflitti in campo disciplinare e/o dottrinale. Queste situazioni possono essere causa di discredito all’istituzione cattolica e scandalo nella comunità. Perciò, non possono essere sottovalutate sia in merito alla natura del conflitto, sia per quanto riguarda le ripercussioni dentro e fuori la scuola. Il discernimento deve iniziare nel contesto ecclesiale locale, tenendo presenti i principi canonici della gradualità e della proporzionalità degli eventuali provvedimenti da assumere. La possibilità del licenziamento sia l’ultima opzione, che va legittimamente presa dopo il fallimento di tutti gli altri tentativi di risoluzione».

«Niente di sorprendente, sia chiaro», precisa Licata, «ma è inaccettabile che tali scuole ricevano finanziamenti da parte dell’amministrazione comunale, grazie a un’interpretazione fantasiosa e clericale del concetto “senza oneri per lo Stato” stabilito all’articolo 33 della Costituzione. Stiamo parlando di scelte di vita libere e legittime in una democrazia liberale, come ad esempio convivere con una persona dello stesso sesso, sostenere l’accesso all’aborto e alla contraccezione o esercitare il diritto all’apostasia, che non possono in alcun modo incidere sulla vita lavorativa e professionale delle persone. Tali precetti risulterebbero discriminatori laddove imposti da qualsivoglia datore di lavoro pubblico o privato». E così il circolo di Udine ha preso carta e penna e ha chiesto all’amministrazione cittadina di prevedere un atto a integrazione delle convenzioni stipulate dal Comune con le scuole private, con il quale le stesse s’impegnino formalmente a considerare estranee al loro ordinamento ogni disposizione discriminatoria nei confronti dei lavoratori. E in caso contrario? «Chiediamo la sospensione del finanziamento da parte del Comune», indica Licata.

A Udine sono 28 le scuole paritarie di ogni ordine e grado, in buona parte legate proprio all’ambito ecclesiastico. L’attuale giunta comunale ha previsto peraltro di incrementare i fondi a disposizione delle paritarie: lo scorso febbraio era stato approvato uno schema di convenzione con l’associazione delle Scuole autonome dell’Infanzia per il triennio 2022-24, che prevede uno stanziamento di un milione e 170 mila euro in tre anni per il funzionamento delle scuole e per calmierare l’importo delle rette in quattordici istituti.

«Valuteremo l’istanza dell’Uaar e analizzeremo la circolare arrivata dal Vaticano – risponde il sindaco –. Penso che alla luce della carenza di personale docente difficilmente le scuole si spingano a provvedimenti che metterebbero a rischio la didattica. La nostra amministrazione è comunque al fianco di queste istituzioni scolastiche, che soprattutto nella fascia dell’infanzia forniscono un servizio importante, che non sempre per il Comune è possibile garantire».

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