Il Friuli ricorda il direttore Omar Monestier: «Ha saputo raccontare il nostro territorio»
Maurizio Cescon
Il violinista Degani e, sullo sfondo, una foto del direttore Omar Monestier
UDINE. Venerdì 23 settembre. È la data in cui Omar Monestier, il compianto direttore del Messaggero Veneto e de Il Piccolo avrebbe compiuto 58 anni. E i suoi giornalisti hanno voluto ricordarlo, con una cerimonia pubblica svoltasi nello stanzone che un tempo ospitava la rotativa del quotidiano di viale Palmanova a Udine, proprio il 23 settembre.
Oltre 120 persone nella sede del Messaggero Veneto di Udine hanno partecipato alla commemorazione di Omar Monestier (foto Petrussi)
Una commemorazione alla quale hanno partecipato autorità civili e militari, tanti operatori dell’informazione, colleghi ed ex colleghi, una delegazione de Il Piccolo con la direttrice Roberta Giani, collaboratori di vecchia data e nuove leve del giornale dei friulani, oltre ai vertici del gruppo Gedi, editore del Messaggero Veneto, con l’amministratore delegato Fabiano Begal.
Tutti si sono stretti con affetto ai familiari di Monestier, la moglie Sara e i figli più grandi Benedetta e Tommaso. «È una data che non abbiamo scelto a caso - ha detto in apertura il direttore del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini - perchè oggi è il compleanno di Omar». E non a caso Mosanghini ha voluto utilizzare il verbo presente «è il suo compleanno».
Perchè l’impronta del direttore, la sua straripante generosità, la sua guida da leader, abbinata a una genuina umanità, i redattori che hanno lavorato con lui la sentono ancora viva, concreta. «Con la direttrice de Il Piccolo Roberta Giani - ha aggiunto il direttore Mosanghini nella sua introduzione - cerchiamo di far andare avanti il progetto che Omar aveva avviato, quello di far camminare insieme i due giornali».
Benedetti, Mosanghini e Da Pozzo ©Foto Petrussi
«Doveva essere un evento intimo, per pochi - ha detto nel suo intervento l’ad Begal -, invece siamo in 120, forse 140 e vi ringrazio. Abbiamo avuto un mese di agosto complicato (Monestier è morto il primo agosto), ma io, nel mio lavoro, sto portandomi dentro Omar con la forza che aveva, che ci permetterà di andare avanti ancora. Monestier ha trasmesso forza e passione a tutti, attraverso il Messaggero Veneto. Qui c’è una vicinanza speciale tra giornale e territorio che è peculiare di questa terra ed è la nostra forza».
In rappresentanza della Regione il vice presidente Riccardo Riccardi, che con Monestier aveva instaurato un solido rapporto. «La cosa più profonda che mi ha lasciato - ha spiegato Riccardi - è l’esperienza che abbiamo condiviso durante la pandemia. C’erano mille problemi in quei giorni bui, dagli ospedali pieni di malati alle mascherine che non arrivavano, fino al vaccino. Lui è stato un grandissimo alleato, ci ha aiutato a raccontare con verità quello che avveniva in Friuli, nonostante un contesto difficilissimo».
«Auguri a questo grande direttore che non c’è più - ha rimarcato il sindaco di Udine Pietro Fontanini - al quale mi accomuna il giorno del compleanno. Con lui ci sono state a volte discussioni, ma fa parte dei ruoli, della dialettica. Ci siamo visti per l’ultima volta in occasione della presentazione del recupero dell’ex Dormisch, è stato un momento molto positivo».
Quindi ha preso la parola il presidente di Confindustria Udine Gianpietro Benedetti. «Monestier aveva capacità di mediare - ha detto -, di restare equilibrato. E ricordo la sua sensibilità e attenzione nel capire le iniziative del fare e dell’impresa».
«Ci accomunava la curiosità per il futuro - ha rimarcato il presidente di Confcommercio Fvg e della Camera di commercio Pordenone Udine Giovanni Da Pozzo -, stavo progettando una nuova iniziativa e Monestier ne era entusiasta. Il 10 ottobre, in occasione della festa del lavoro che facciamo ogni anno, dedicheremo una delle targhe d’oro alla memoria del direttore, è un riconoscimento e un ringraziamento di tutto il mondo dell’impresa».
È stata poi la volta dei giornalisti, di chi ha avuto un rapporto di lavoro assiduo e costante con Monestier, che in Friuli era arrivato nella primavera del 2012 e poi era tornato nell’estate del 2016, dopo la parentesi al Tirreno di Livorno. A nome del Comitato di redazione, la rappresentanza sindacale interna, ha parlato Martina Milia rammentando i tempi del confronto sui problemi di una professione che attraversa un mare agitato «perchè Monestier era un giornalista e la porta del suo ufficio era sempre aperta».
Quindi il video ricordo di Marianna Bruschi, caporedattore de La Stampa e responsabile del sito Internet.
I componenti del Comitato di redazione del Messaggero Veneto: da sinistra D’Agostino, Milia e Cescon ©Foto Petrussi
«Omar amava il cambiamento - ha affermato -, la sfida del digitale lo affascinava, voleva essere il primo a portarla avanti. Ha sempre cercato di fare un passo avanti, di guardare oltre». Sul palco si sono susseguiti il capocronista di Udine Renato D’Argenio, visibilmente emozionato, «mi piaceva come Omar sapeva stare in equilibrio, non era perfetto, ma come uomo aveva la capacità di far sentire importante ognuno di noi», il capocronista di Pordenone Antonio Bacci «Omar lo abbiamo sempre sentito presente nella nostra città, si interessava di tutto.
Il suo è un grande esempio che ci accompagnerà sempre, ogni giorno, a fare il giornale, a riempire una pagina vuota» e Christian Seu, che è intervenuto a nome dei colleghi più giovani, «premia chi lavora con poche parole buone, ci diceva. Era convinto che dai giovani passasse quel cambiamento culturale fondamentale per traghettare la professione nel futuro, proveremo a camminare sul suo solco».
La giornalista Gabriella Scrufari ha ripercorso i momenti del Messaggero Scuola, progetto a cui Monestier teneva tantissimo. «I ragazzi lo ascoltavano come fosse un padre - ha detto Scrufari - faremo cose nuove, sulla strada che lui ha sempre voluto». La redattrice web Daniela Larocca ha ricordato il momento del primo lockdown per il Covid «quando l’Italia si era fermata, ma noi andavamo velocissimi» e ha letto un pezzo che lo stesso Monestier aveva scritto in ricordo di un suo caro collega direttore, Fabio Barbieri che, come lui aveva avuto una brillante carriera e come lui ha condiviso una morte prematura.
Dopo gli omaggi musicali del primo violino dei Solisti Veneti e docente al conservatorio di Udine Lucio Degani, che ha suonato la seconda partita in Re minore della Ciaccona di Bach, i figli del direttore, Tommaso e Benedetta, hanno voluto ringraziare per la giornata di commemorazione. «Nostro padre aveva un grande amore per il Friuli, una delle cose importanti che ci lascia è il capitale umano, in termini di affetto, stima e fiducia che sentiamo con la vostra vicinanza».
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