Il prezzo della legna era un affare ma ritoccavano il peso: condanne per truffa e falso
Vittima del raggiro è un cittadino pordenonese

PORDENONE. I prezzi, dieci euro al quintale, sono quelli pre-guerra. La condanna, invece, è di giovedì 13 ottobre.
Due persone sono state ritenute responsabili di truffa ai danni di un cittadino pordenonese per avergli venduto un carico di legna rivelatosi poi molto inferiore alla quantità promessa.
Altre due persone, invece, sono state condannate per falsità materiale per aver fornito una ricevuta di pesatura di legna da ardere con dati falsi. Condanne per un totale di poco più di un anno e mezzo – e, contestualmente, assoluzioni e sentenze di non doversi procedere – per alcuni episodi legati da due fattori: il tempo (sono avvenuti tutti nel giro di poche settimane, nell’autunno del 2018) e il fatto che gli imputati provenissero tutti dallo stesso paese della provincia di Foggia.
L’accusa, secondo la ricostruzione della procura di Pordenone, è truffa. Fabio Basile, 27 anni, e Vito Caputo, 37 anni, entrambi di Cerignola, sono accusati di aver raggirato un cittadino della Destra Tagliamento che ha acquistato da loro un discreto quantitativo di legna da ardere a San Martino al Tagliamento.
Sessanta quintali, per la precisione, al costo di dieci euro al quintale. Un prezzo che era sembrato un affare: ma secondo gli investigatori la quantità di legna era di molto inferiore a quella effettivamente consegnata. Ai dubbi della vittima, i due hanno risposto prima in modo evasivo per poi sparire del tutto.
Giovedì 13 ottobre il giudice monocratico del tribunale di Pordenone li ha condannati a sei mesi di reclusione, con pena sospesa. Contestualmente anche altri due loro concittadini sono stati giudicati per una vicenda che presenta alcune analogie.
A Spilimbergo il quantitativo di legna era decisamente più consistente – 200 quintali – per un corrispettivo di 2 mila euro. Ma l’acquirente, insospettitosi, ha chiesto una ricevuta di pesatura prima dell’acquisto.
Quel documento è costato a Luigi Tiano, 34 anni, e Antonio Pugliese, 26 anni, quattro mesi di condanna con pena sospesa per falsità materiale commessa da privato. Assoluzione e sentenza di non doversi procedere, invece per analoghi episodi. Casi simili nel 2018 avevano fatto molto discutere: c’erano state diverse denunce ai carabinieri e se ne erano occupati anche le televisioni nazionali.
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