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a udine

Inaugurata la statua di Sgorlon a Udine, il nipote Marco: «Che emozione vederlo davanti alla sua biblioteca»

Cristian Rigo
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Un dettaglio della statua di Sgorlon 

 

«Vedere la statua di mio zio, lì davanti alla “sua” biblioteca sarà senz’altro una grande emozione». Era presente anche Marco Sgorlon, nipote dello scrittore Carlo Sgorlon, oggi, sabato 19 novembre, all’inaugurazione dell’opera dello scultore Calogero Condello che il Comune ha voluto realizzare per rendere omaggio all’intellettuale friulano, mancato nel 2009.

All’inaugurazione sono intervenuti il sindaco Pietro Fontanini, l’assessore alla Cultura Fabrizio Cigolot, l’ex direttore della biblioteca Romano Vecchiet, il presidente della filologica Federico Vicario, monsignor Luciano Nobile allo scultore Calogero Condello.

La statua, a grandezza naturale, è stata scelta tra 14 bozzetti dopo un concorso che ha consentito anche gli udinesi di esprimere il proprio gradimento attraverso la rete. Un’iniziativa che è stata seguita anche dalla famiglia Sgorlon, dai nipoti Marco e Federico che saranno presenti e dalla moglie dello scrittore, Edda Agarinis mancata lo scorso anno.
 

«Ecco, se c’è un rammarico è che Edda non ha potuto vedere la statua di suo marito, ne sarebbe stata sicuramente orgogliosa, forse anche più di mio zio che, da buon friulano, è sempre stato molto schivo di carattere. Non gli piaceva stare al centro dell’attenzione, ma la statua sarebbe piaciuta anche a lui, il bozzetto che abbiamo visto gli somigliava - continua Marco -. Farà uno strano effetto anche a noi vedere la statua dello zio, è un riconoscimento importante e vogliamo ringraziare il Comune, con il sindaco Pietro Fontanini, che allo Zanon ha avuto mio zio Carlo come insegnante e si ricorda ancora le sue lezioni, e l’assessore Fabrizio Cigolot per questa iniziativa».
 

Con lo zio, Marco Sgorlon ha condiviso vacanze e tanti momenti di quotidianità: «Erano cinque fratelli tutti legati, ma con mio papà Romano c’era un rapporto particolare per l’età ravvicinata che li ha portati a condividere molte esperienze visto che aveva solo due anni meno di Carlo e anche per il fatto che hanno sposato due sorelle. Carlo e Edda non hanno avuto figli mentre noi siamo quattro fratelli: di fatto sono stati come dei genitori aggiuntivi. Andavamo spesso nella loro casa di campagna a Cassacco dove l’appuntamento con il pignarul era una tradizione consolidata cui Carlo teneva particolarmente, poi ricordo una vacanza tutti insieme a Sappada».

Adesso Marco e il fratello Federico stanno mettendo insieme tutti i documenti che andranno ad aggiungersi a quelli già donati al Comune che ha ricostruito in biblioteca lo studio di Carlo Sgorlon: «Ci sono foto, lettere, abbiamo ritrovato anche i quaderni con i voti che dava agli studenti: era piuttosto severo eppure molto apprezzato. Per lui scrivere era quasi una necessità, ci diceva che finito un libro doveva subito iniziarne un altro per il semplice fatto che gli piaceva raccontare storie». E in quasi tutte quelle storie c’è un pezzo del Friuli, con la vita contadina e i suoi miti, il dramma delle guerre e delle foibe e la convivenza, a volte difficile, delle varie etnie linguistiche.

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