Sostenibilità chiave per competere: «Così stiamo al passo con i tempi»
Le esperienze virtuose dei manager di Gruppo Rosa, BoFrost Italia, Brovedani e Palazzetti
Elena Del Giudice
Sostenibilità come driver per crescita e sviluppo e fattore competitivo.
E’ attorno a questo tema che si è svolta la tappa pordenonese di Top 500 nell’Innovation Factory di Electrolux a Porcia.
A raccontare come la sostenibilità venga declinata all’interno di alcune delle aziende eccellenti del territorio, imprenditori e manager intervistati da Roberta Paolini, giornalista di Nordest economia.
Nato a Porcia negli anni 60, il Gruppo Rosa, che si occupa di stampaggio di materie plastiche, di proprietà della famiglia Sandrin, vale oggi 150 milioni di euro di ricavi e un migliaio di dipendenti ripartiti in 4 aziende e 8 stabilimenti tra Fvg, Veneto e Polonia.
Clienti sono importanti multinazionali «che ci scelgono – spiega Annalista Sluga, responsabile amministrazione e finanza – per i nostri fattori di successo: una produzione con elevata tecnologia e di ottima qualità che garantiamo con investimenti continui in ricerca e sviluppo, nel prodotto e nel processo, e attraverso collaborazioni con le Università».
E proprio grazie ad una di queste collaborazioni, il Gruppo Rosa è entrato in un altro settore: il monitoraggio di ponti, viadotti e gallerie.
L’impegno sul fronte sostenibilità arriva da spinte interne, etica e richieste dei clienti: e dalla volontà «di essere sempre al passo con i tempi, di garantire standard elevati di sostenibilità, che si traduce in innovazione – ancora Sluga – finalizzata a mantenere e conquistare quote di mercato, e creare barriere all’ingresso di nuovi competitor».
Con un milione di clienti serviti, BoFrost è la principale realtà produttiva italiana attiva nei surgelati, a cui oggi somma anche i prodotti freschi, consegnati a domicilio.
Qui l’attenzione alla qualità dei prodotti è massima: «sono stringenti gli standard richiesti su tutti i prodotti – racconta l’Ad Giuanluca Tesolin – da quelli vegetali, a quelli provenienti dalla pesca o dall’allevamento» con certificazioni sulle modalità di coltivazione e allevamento e anche sugli standard qualitativi sulle condizioni di lavoro».
Ma servirà tempo – e modifiche legislative – per far viaggiare i prodotti Bofrost su mezzi elettrici. «L’offerta di mezzi è carente – spiega l’Ad – ma anche ci fosse, il costo è di 3, 4 volte superiore ad un mezzo alimentato a diesel, e questo rende difficile l’approccio a meno che, come accade in Germania, non ci sia un intervento dello Stato che oggi copre l’80% del maggior costo tra un mezzo con motore endotermico e uno con motore elettrico».
Non solo, un furgone elettrico con cella frigorifera supera la soglia di peso prevista per essere guidato da una persona con la patente B, sarebbe necessaria la C. E questo ovviamente pone altri problemi.
Brovedani è inserita nella filiera automotive che sta vivendo anch’essa una trasformazione epocale legata all’annunciato addio al motore endotemico.
«A cui sommiamo i problemi di una riconfigurazione delle filiere in seguito alla de-globalizzazione avviata dalla pandemia – spiega Sergio Barel, presidente e Ad del Gruppo - . Per noi che ci occupiamo di meccanica di precisione, c’è il tema del riposizionarsi in altri settori e nuovi business, cosa che stiamo già facendo guardando a settori in crescita, come la climatizzazione».
Il contesto più generale impone «la rinascita di filiere che in passato avevamo delegato ad altri». In una fase di profondi mutamenti «ogni impresa verrà chiamata a modificarsi, orientandosi verso il prodotto, e non solo ai componenti, imparando a fare alleanze: una grande sfida che va colta rapidamente».
Quella degli Usa «che ritenevano si potessero avere le fabbriche lontane, mantenendo la testa, si rivelata essere un’illusione – conclude Barel – perché prima o poi la testa la si perde. Vanno riportate a casa le fabbriche e anche le teste».
La corsa dei prezzi dell’energia ha spinto, nella prima parte dell’anno, i prodotti e sistemi di riscaldamento alimentati da energie diverse da gas ed elettricità: stufe e caminetti. Bene per Palazzetti, che ha visto crescere la domanda ((oggi realizza 80 milioni di ricavi con circa 260 dipendenti).
Un settore in corsa, ma una corsa anomala «sostenuta dal timore di non sapere come scaldarci, che è arrivato quest’anno con la questione prezzi dell’energia – ricorda Palazzetti – e che fa del ’22 un altro anno anomalo dopo i precedenti». I prezzi, anche qui, di legna e pellet sono volati, «confidiamo che nel ’23 la situazione si stabilizzi.
«Noi ci vediamo come parte di una filiera che inizia da una gestione forestale sostenibile che recupera la materia prima legno per un utilizzo nobile valorizzandone gli scarti per l’energia. Siamo un ingranaggio – conclude Palazzetti – di un’economia circolare e sostenibile».
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