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il presidio

Studenti in piazza a Udine per ricordare Lorenzo

I ragazzi hanno chiesto di essere ascoltati e ribadito la necessità di rendere più sicuri i percorsi di alternanza scuola-lavoro

Elisa Michellut
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Imbacuccati per proteggersi dal freddo pungente e con tanta voglia di cambiare le cose, di far sentire la loro voce forte e chiara.

Sabato pomeriggio, sulla collinetta di piazza Primo Maggio, una trentina di studenti udinesi hanno organizzato un presidio statico.

Un insieme di voci unite in merito alla necessità di riflettere sulla sicurezza in ambito lavorativo e scolastico, nel ricordo di Lorenzo Parelli, lo studente di Morsano di Castions di Strada, morto a 18 anni il 21 gennaio dello scorso anno, a causa di un incidente alla Burimec di Lauzacco, nelle ore conclusive dello stage che stava svolgendo nell’ambito di un’esperienza scuola-lavoro.

Non erano in tanti, ieri pomeriggio, ad onor del vero, ma di riflessioni ne hanno proposte molte. «Da quel primo 21 gennaio è passato un anno, che si è portato via tre studenti morti sul lavoro – le parole di Pietro Cordaro, studente del liceo Copernico –. Dopo aver avuto un dialogo con le istituzioni, ci sono state fatte molte promesse eppure nulla è cambiato. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: essere ascoltati. Siamo tornati in piazza con una nuova mobilitazione unitaria, cui hanno preso parte non solo realtà dell’attivismo studentesco ma anche i rappresentanti d’istituto e di consulta delle varie scuole udinesi.

Una piazza senza simboli e senza bandiere, per gli studenti e con gli studenti. In quest’anno ci hanno promesso ascolto, ma l’ascolto presuppone anche una risposta concreta e se siamo qui oggi è perché questa risposta la stiamo ancora attendendo».

Giovanni Orzincolo, studente del Malignani, ha ribadito la necessità di investire nella sicurezza. «Dopo un anno di lotte siamo tornati in piazza per continuare a manifestare contro un modello d’istruzione che forza gli studenti nel contesto lavorativo italiano, un contesto insicuro e pericoloso, che non garantisce loro le minime tutele, trattandoli da adulti quando c’è da farli lavorare e voltandosi dall’altra parte quando c’è da prendersi la responsabilità di una vita spezzata.

Per parlare dell’alternanza scuola-lavoro e delle sue problematiche, nel corso dell’ultimo anno, sono stati organizzati vari tavoli di discussione e le uniche cose che abbiamo ottenuto sono altri due morti, diversi feriti, ma nessun avanzamento concreto.

Proprio ieri al Malignani si è tenuta una tavola rotonda, cui hanno partecipato esponenti di Confindustria, che si sono confrontati con la consulta studentesca regionale e con i genitori di Lorenzo Parelli per parlare dell’alternanza scuola-lavoro. Finchè verrà interpellata Confindustria, espressione degli interessi delle imprese, non otterremo nessun avanzamento».

A prendere la parola è stata anche un’altra studentessa, Sofia, 16 anni. «Rivendichiamo percorsi strutturati in modo tale da garantire una formazione sicura e differenziati in base al percorso di studi.

È necessaria una selezione delle aziende e degli spazi in cui vengono mandati gli studenti. Non si può morire andando a scuola e non si può sacrificare la vita dei ragazzi in nome del profitto economico». Un’altra studentessa ha aggiunto: «Siamo scesi in piazza tutti assieme, uniti, e questo è un obiettivo raggiunto. Dispiace perché eravamo in pochi, troppo pochi, eppure si parla di problemi che riguardano i ragazzi della nostra età. Continueremo a farci sentire.

Non abbiamo intenzione di mollare». A garantire lo svolgimento del presidio in sicurezza erano presenti gli agenti della Questura di Udine.

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