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Il ricordo

Sette anni senza Giulio: a Fiumicello il ricordo del giovane ricercatore friulano

Ad aprire la serata di iniziative è stata la fiaccolata lungo le strade del paese

2 minuti di lettura

FIUMICELLO VILLA VICENTINA. Una camminata dei diritti, promossa dall’iniziativa di educazione civica “Governo dei Giovani”, ha aperto questa sera le iniziative organizzate a Fiumicello in ricordo di Giulio Regeni, a sette anni dalla scomparsa del ricercatore friulano.

Il corteo, silenzioso, si è snodato lungo le strade del paese, attraversando le vie dedicate a diversi diritti. In testa al corteo ha sfilato una bandiera della pace portata dai bambini, seguita dallo striscione giallo di Amnesty International come la scritta “Verità per Giulio Regeni”, assieme ai genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, alla sorella Irene, all’avvocato Alessandra Ballerini e all’ex presidente della Camera, Roberto Fico.

Alla partenza, da piazzale del Diritto allo Studio, davanti alle scuole, ai partecipanti sono state distribuite delle fiaccole. L’arrivo a piazzale dei Tigli, dove è stato osservato un minuto di silenzio alle 19.41, l’ora in cui Giulio, esattamente 7 anni fa, inviò il suo ultimo sms prima della scomparsa.

Una morte, quella di Giulio Regeni, sulla quale ancora non sono arrivate risposte secondo Debora Serracchiani: «Il ministro non ci ha soddisfatto nella risposta, non ci ha chiarito se la collaborazione che l’Egitto intende dare all’Italia riguarda anche il procedimento giudiziario e in particolare se intende fornirci gli indirizzi degli imputati egiziani cui inviare gli atti. E non ci ha detto cosa intende fare il Governo italiano rispetto agli strumenti messi a disposizione dalla Convenzione internazionale contro la tortura. Non va bene, vogliamo che questo Governo si impegni di più e che lo faccia presto. E che non si dimentichi di Patrick Zaki, che è ancora ingiustamente trattenuto in Egitto».

Così la presidente del gruppo Pd alla Camera ed ex governatrice del Friuli Venezia Giulia, commentando la risposta alla domanda che, assieme alla collega dem Lia Quartapelle, aveva posto durante il question time al ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, sulle iniziative in merito ai casi Regeni e Zaki, anche alla luce del recente incontro con il Presidente egiziano al-Sisi. La parlamentare dem aveva chiesto «quali sono le rassicurazioni che Tajani dice di aver ricevuto dalla presidenza egiziana e se intende il governo italiano utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla Convenzione internazionale contro la tortura sottoscritta anche dall’Egitto».

Dura anche la presa di posizione del M5S: «Oggi è una ricorrenza dolorosa per tutto il nostro Paese che da sette anni aspetta verità e giustizia per la morte di Giulio Regeni. In questo lasso di tempo abbiamo assistito alla mancata collaborazione delle autorità egiziane: una spirale imbarazzante, o meglio dire vergognosa, di omertà, bugie e vere e proprie mistificazioni che hanno caratterizzato lo scenario in cui si sono svolte le indagini. Purtroppo, ancora oggi, non si è giunti ad appurare i fatti. Per questo pretendiamo dal governo che venga intensificato ogni sforzo per arrivare a chiudere questa dolorosa vicenda. Nei confronti dell’Egitto di Al Sisi serve determinazione politico-istituzionale, non possiamo più accettare depistaggi e mancata collaborazione». Così Federica Onori, deputata nel MoVimento 5 Stelle in commissione Esteri, intervenuta in Aula per chiedere un’informativa urgente del ministro degli Esteri per sapere se ritenga vicina una ipotesi di soluzione giudiziaria. «Dal ministro Tajani – conclude – vorremmo essere aggiornati sullo stato dei lavori riguardo al caso Regeni: se ritiene vicina una svolta giudiziaria e, in caso affermativo, se può condividere un’ipotesi di massima in merito ai possibili tempi».

Per Laura Boldrini, deputata del Pd, «il 25 gennaio 2016 moriva Giulio Regeni, da 7 anni chiediamo verità e giustizia. Il ministro Tajani dice di aver ricevuto rassicurazioni da Al Sisi. Quali? L’Egitto fornirà il domicilio degli indagati? I diritti umani non si barattano».

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