L’esempio della sobria autonomia
Il Friuli Venezia Giulia può candidarsi a esempio di un’autonomia nient’affatto sprecona, che semmai andrebbe rafforzata ancor di più in virtù di quanto ha saputo costruire
Paolo Mosanghini
Il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha ricordato i sessant’anni dello statuto di autonomia. E contemporaneamente è vivo il dibattito nazionale sull’autonomia differenziata con le trattative tra il governo e le Regioni.
Gli ideali di Tiziano Tessitori interpretati dagli amministratori che si sono susseguiti hanno costituito la storia della Regione che – seppur piccola anche per peso politico – ha saputo essere un punto di riferimento per tutto il Paese in contesti diversi: il modello Friuli del terremoto, la gestione della sanità, degli enti locali, del comparto unico, del trasporto locale, l’Imu regionale, mentre da tempo è in corso la trattativa con Roma per il controllo dell’istruzione.
Consolidato dall’esperienza maturata, il Friuli Venezia Giulia può candidarsi a esempio di un’autonomia sobria, nient’affatto sprecona, che semmai andrebbe rafforzata ancor di più in virtù di quanto ha saputo costruire.
Siamo già in campagna elettorale e tra gli ultimi provvedimenti il consiglio regionale ha approvato il ritorno delle Province, cancellate dal centrosinistra sei anni fa.
È necessario un ente intermedio che coordini i municipi. Dopo che sono naufragate le Uti (unioni intercomunali), abortite le associazioni tra Comuni – nel nostro vasto territorio i piccoli enti sono in prima linea e faticano a erogare i servizi – siamo alla ricerca di un’identità che può essere rappresentata dalle Province soltanto se queste sapranno assumersi impegni precisi e non essere solo una passerella politica.
Le centinaia di candidati che si contenderanno le preferenze per la Regione, se non saranno eletti, potranno trovare il premio di consolazione con un posto nelle Province? Mancavano alla nostra misurata Specialità? Anche su questo potevamo rimanere un modello di sobrietà.
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