Udinese poco brillante e arrabbiata pareggia a Cremona: in tre partite un solo gol
Sta succedendo da almeno un paio di settimane all’Udinese, fin troppo morbida, laddove nella serie delle sei vittorie consecutive era furiosa. Nel pressing alto, nelle conclusioni
Pietro Oleotto
Oltre duemila friulani sugli spalti dello stadio Zini di Cremona per un pareggio senza reti e con poco “pepe” nella casa dell’ultima della fila. L’Udinese muove la classifica, è a quota 22, con un discreto vantaggio sulla middle class di questa serie A, ma sta dimostrando di non reggere il passo delle squadre in zona Europa in questo momento della stagione, come ha fatto in avvio di campionato, quando segnava a raffica e produceva rimonte e punti. Stavolta è stata estremamente sprecona in avvio di partita, mancando prima la stoccata e poi il cosiddetto ultimo passaggio, un particolare mica di poco conto se hai nell’undici anche gente di spessore tecnico, come Deulofeu e il “Tucu” Pereyra, poco brillante partendo dalla fascia destra nonostante la protezione di Lovric (poi uscito nella ripresa per un guaio muscolare alla coscia destra), tanto che Sottil – in completo di ordinanza al posto della tuta, sfidando la scaramanzia – nel finale ha inserito Ehizibue sulla fascia per riportarlo in mezzala, senza grandi risultati,
Quando cominci a parlare dei singoli e anche degli assenti – o meglio, dei non titolari – dicendo che sono quelli che hanno ragione allora significa che qualcosa non funziona. Ti soffermi sulla fisicità di Rodrigo Becao che manca nelle chiusure e anche sui calci piazzati e sui corner, sostieni che siano meglio Samardzic e Makengo dall’inizio in mezzo al campo invece di Lovric e Arslan, a Cremona titolari, dimenticando che la volta prima, contro il Torino, era successo il contrario nella hit parade dei rimpianti sul divano. Per non parlare del tormentone Success-Beto: chi è più adatto dal primo minuto? Quando gli interrogativi sono di questo tenore è chiaro che qualcosa non funziona.
Sta succedendo da almeno un paio di settimane all’Udinese, fin troppo morbida, laddove nella serie delle sei vittorie consecutive era furiosa. Nel pressing alto, nelle conclusioni. Non è un caso, insomma, se nelle ultime tre partite tra Lazio, Torino e Cremonese, la squadra di Sottil ha realizzato soltanto un gol (tra l’altro mezzo regalato dal Toro), troppo poco per una realtà che vuole tenere il passo delle prime che non a caso stanno scappando, mentre da sotto sono ormai rinvenute Inter e Juventus.
Come detto, per aspirare all’Europa bisogna si restare nel “trenino” delle prime otto, cercando però di far restare un’altra con il “cerino in mano”, visto che sono sette i posti per le prossime coppe. È ancora un traguardo che l’Udinese può sognare, per carità, ma questo ottobre, avaro di gol e di punti, deve insegnare qualcosa con all’orizzonte gli impegni ravvicinati con Lecce (venerdì sera allo stadio Friuli) e Spezia (il martedì successivo) prima della chiusura a Napoli a casa della capolista. Se non riesci a fare neppure una rete all’ultima in classifica, se per la prima volta gli avversari – volenterosi, per carità, ma tutt’altro che irresistibili – fanno più tiri verso la porta (10 contro 9 dei bianconeri) è lampante che sia mancato qualcosa e le individualità centrano fino a un certo punto.
D’accordo Arslan, in particolare nel primo, è stato più che altro deleterio, mentre Deulofeu non ne ha azzeccata praticamente una, sia negli appoggi, sia nelle conclusioni, nonostante abbia avuto una punizione dalla sua “piastrella” e il tiro del ko sulla ripartenza tre contro due che avrebbe potuto dare i tre punti ai bianconeri. Samardzic gliela ha messa con i giri giusti, lui ha centrato in pieno un tifoso grigiorosso sull’undicesima fila della gradinata degli ultras della Cremonese. Game over, avrebbe detto un collega di Sky.
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