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l’intervista

L’Udinese raccontata da Andrea Stramaccioni: “Serve un cambio di mentalità”

Il tecnico, ora nella squadra di Dazn, sul momento dell’Udinese e il campionato: «Dopo una super partenza il rischio è l’appagamento, con me successe questo»

MASSIMO MEROI
3 minuti di lettura
(ap)

Il campionato dell’Udinese di Andrea Sottil, per adesso, assomiglia maledettamente a quello di un’altra Udinese allenata da un suo omonimo: Andrea Stramaccioni. Partenza a manetta, buon bilancio a fine andata, poi la flessione. C’è tempo per invertire questa tendenza e l’ex tecnico bianconero, oggi apprezzato commendatore di Dazn, parla proprio di questo.

Stramaccioni, qual è il suo giudizio sul campionato dell’Udinese?

«Per adesso è uno dei tornei migliori degli ultimi dieci anni. Certo, c’è un pizzico di rammarico perché dopo la straordinaria partenza si poteva sperare in un piazzamento più nobile».

Sembra un po’ il campionato 2014-2015 con lei in panchina.

«Le condizioni erano diverse. Noi facemmo un ottimo girone d’andata,, poi a gennaio fu venduto Muriel. La politica dell’Udinese la conosciamo: prendere giovani e valorizzarli. E ultimamente mi sembra che di ragazzi talentuosi ne stiano arrivando».

Ma cosa successe alla sua Udinese nove anni fa?

«Mi sembra che sia una caratteristica che tende a ripetersi a Udine: subentra a livello inconscio una sorta di appagamento, ci si accontenta con il rischio di rovinare quanto di buono fatto in precedenza».

Zaccheroni sostiene che siccome Udine è una piazza che non mette pressione questo è compito del tecnico.

«L’allenatore deve metterci del suo, ma da solo non basta. Deve esserci anche lo zampino della società, ma in questo i Pozzo sono sempre stati molto attenti».

Che Udinese ha visto sabato contro l’Inter?

«Secondo me, in relazione anche al valore dell’avversario, ha disputato un’ottima partita che poi è stata decisa dagli episodi. L’occasione sprecata da Success è stata una sorta di match point. L’Udinese è squadra strutturata, fosse andata in vantaggio difficilmente si sarebbe fatta raggiungere».

Quando si parla con un allenatore in molti esaltano le qualità di Success.

«Perché ha caratteristiche che non si trovano facilmente: è potente, sa tenere palla e giocarla. Certo, con il gol non ha confidenza e questo per un attaccante è un guaio».

Quanto pesa l’assenza di Deulofeu?

«Molto. Si tratta di un giocatore di livello superiore che fa la differenza. Salta l’uomo creando superiorità numerica. Con lui l’Udinese è una cosa, senza un’altra. Ma lo stesso discorso vale per la Roma e Dybala, il Sassuolo e Berardi, la Juve e Di Maria».

L’Udinese per ovviare all’assenza di Deulofeu ha preso Thauvin.

«Quando ho letto la notizia la prima riflessione è stata: “non è un acquisto da Udinese”. Se però i Pozzo e Marino l’hanno preso significa che hanno avuto della garanzie sulla condizione fisica del calciatore».

La penultima vittoria bianconera a San Siro contro l’Inter fu con lei in panchina.

«Me la ricordo bene quella partita. Primo tempo di grande difficoltà, ripresa super. Mancini ci fece i complimenti alla fine e per me ci fu la soddisfazione di ricevere l’applauso dei miei vecchi tifosi».

Ci dice qualcosa sulla lite Barella-Lukaku in occasione di Samp-Inter?

«Sono cose che succedono in tutte le squadre. Io ai miei giocatori offro sempre questo consiglio: usate le parole, magari per scuotere un compagno anche in maniera forte, ma evitate gesti plateali così chi sta in tribuna non si accorge di nulla».

Domani sera l’Inter in Champions affronta il Porto.

«Una responsabilità importante considerando che lo scudetto ormai è andato. Non dico che debba vincerla, ma provare ad andare il più avanti possibile sì».

Lukaku non è più Lukaku. Gli manca Conte?

«Io la vedo in maniera diversa. Innanzitutto tornare dove si è fatto non bene, ma benissimo è sempre rischioso. Poi a inizio stagione il giocatore ha avuto un infortunio serio che l’ha condizionato. Lasciamo stare Conte: Inzaghi è stato preso all’Inter proprio perché il suo gioco assomigliava a quello di Antonio».

Il Napoli, vista la risposta precedente, quindi ha già vinto quindi.

«Io capisco Spalletti che tiene la guardia alta, ma i primi 25’ del Napoli con il Sassuolo sono stati impressionanti: avevano l’argento vivo addosso. Non vedo come il Napoli possa perdere questo campionato».

La corsa Champions è molto più avvincente.

«Concordo. E in questa volata inserirei anche la Juventus».

Come vede la volata per la salvezza?

«Il Verona dopo la sosta è un’altra squadra. Sta facendo un grande sforzo per rientrare e dalla sua ha l’entusiasmo. Lo Spezia deve ritrovarsi, ma secondo me è stato penalizzato dagli infortuni. Quanto alla Salernitana, vediamo cosa porta il cambio del tecnico».

E il suo amico Stankovic alla Samp?

«Sono felice per lui, ha fatto bene alla Stella Rossa portandosi il preparatore atletico e l’analista che erano con noi a Udine. Gli auguro il meglio».

Non le manca una panchina italiana?

«Assolutamente sì. E ci spero, ma fino a giugno resto fermo».

Come si trova nei panni di telecronista?

«Bene. Ho vissuto una splendida esperienza al Mondiale, ora ho questa occasione con Dazn che ringrazio. Ho la possibilità di vedere tante partite e di aggiornarmi».

Strama, se l’immagina l’Udinese senza i Pozzo?

«Non scherziamo. Io ho lavorato con tre grandi famiglie: Sensi, Moratti e Pozzo. Due hanno lasciato, non può farlo anche la terza. Ho allenato in Iran e in Qatar dove l’Udinese è conosciuta per la sua proprietà: è un segno di tradizione e distinzione».

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