L’Udinese schiera i “baby-giocatori” e con la Juve non crolla
Vince la squadra di Allegri con un gol di Chiesa, ma la squadra di Sottil sfiora il pari nel finale. Nonostante abbia dovuto impiegare Abankwah, Guessand e Cocetta in retroguardia
Pietro Oleotto
Da una parte il passato, dall’altra il futuro. Il campionato dell’Udinese si conclude con una sconfitta di misura che per mano della Juventus che, a caccia dell’Europa League, nonostante la penalizzazione, non ha confezionato il sorpasso sul filo di lana ai danni di Atalanta e Roma.
Passato e futuro. E la scenografia spontanea sembra fatta apposta per reggere questo copione. Perché in uno stadio Friuli da tutto esaurito spuntano tanti volti conosciuti. C’è il vecchio Niño Maravilla, al secolo Alexis Sanchez che ha appena concluso la propria stagione a Marsiglia (agli ordini di un altro ex, Igor Tudor) e torna spesso nella nostra terra scelta per diventare un produttore di vino.
C’è Dusan Basta, altro protagonista nell’Udinese di Guidolin, quella che finì in zona Champions più di dieci anni fa. Si giocò il posto sulla fascia destra con Juan Cuadrado, ancora in campo con la maglia della Juve. Per esplodere il colombiano fece le valigie: qui arrivò per sostituirlo Pereyra, anche lui tornato sulla corsia laterale per l’occasione. No, non c’entra la grande occasione. L’Udinese è ai minimi termin da tempo sulle fasce laterali. Ha perso Ehizibue e anche Embosele sulla destra; ha dovuto rinunciare a Ebosse sulla sinistra e non aveva ieri neppure lo squalificato Zeegelaar. Morale della favola era rimasto solo Udogie a Sottil tra gli esterni. Logico ricorrere a Pereyra per coprire quella falla.
Ma la vera emergenza in casa Udinese era in retroguardia. Là dietro il tecnico di Venaria Reale ha dovuto attingere a piene mani ai baby che hanno fatto praticamente sempre panchina nelle precedenti 37 giornate. Panchina e tanti allenamenti al Bruseschi per l’irlandese di origine ghanese Abankwah (4 minuti in campo in precedenza, nella sconfitta di Bologna), schierato sul centrodestra, per il francesino Guessand piazzato sull’altro fianco di Nehuen Perez, stavolta perno del reparto.
Due giocatori del 2004 e uno del 2000. Il futuro. Come dovrebbero far parte dell’Udinese che verrà Bijol e Masina, rispettivamente squalificato e infortunato per la Juve. Non ci dovrebbe essere, invece, Rodrigo Becao: non vuole firmare il rinnovo del contratto in scadenza tra un anno. Per questo, dopo l’infortunio (diplomatico?) di Salerno, la società l’avrebbe messo ai margini. Niente “sfilata” contro la Juventus. Un messaggio in vista della prossima stagione. O accetta la destinazione scelta da Gino Pozzo o resterà fuori. L’offerta del Fenerbahçe (6 milioni) non è sufficiente.
Con l’assetto “futuribile” in retroguardia ha retto per tre quarti di partita. Con Beto di punta, con Thauvin trequartista, con un centrocampo ricco di qualità composto da Samardzic, Walace e Lovric l’Udinese non ha creato molto, ma ha subito anche pochissimo, essenzialmente una traversa (di Bonucci, nel primo tempo) su una delle tante punizioni concesse alla Juve su palla inattiva. Insomma, Sottil non ha tremato più di tanto fino a quando non ha dovuto fare i conti con i cambi. Prima ha dovuto rinunciare anche allo “schermo” di Walace davanti alla difesa, poi anche ad Abankwah, vittima dei crampi. Dentro un altro 19enne, Niccolò Cocetta. E proprio tra lui e Perez si è infilato in area Chiesa per segnare, con un diagonale, la rete che ha sbloccato la partita.
A quel punto, sfidando il possibile crollo, Sottil ha spedito in campo anche il 2005 Semedo e un altro 2002, Buta. Mosse coraggiose che hanno trovato la risposta dell’Udinese sul campo. Botta dalla distanza di Perez: parata. Discesa di Udogie, piatto di un altro nuovo entrato, Nestorovski: sul fondo. Come la Juve che si rintana, vince, ma giocherà l’ultima delle coppe. Uefa permettendo
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