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Crepe per l’“asse del Tagliamento”: crescono i malumori sul progetto

L’opzione dell’unione d’area vasta piace a Valvasone Arzene: senza quest’ultimo, addio continuità. A Casarsa, nella maggioranza, il Pd è contrario. La Lega appoggia l’ipotesi, dubbi però sulla riforma

2 minuti di lettura

SAN VITO. Quanto è solido l’“asse del Tagliamento”, ovvero l’ipotesi di un’unione territoriale intercomunale del Sanvitese allargata a San Giorgio e Spilimbergo? Tutti i sindaci interessati (San Vito, Casarsa, Morsano, Sesto al Reghena, Cordovado, Valvasone Arzene, San Martino, San Giorgio e Spilimbergo) ne hanno discusso per la prima volta, tutti assieme, lunedì, ed è emerso, in sostanza, che condividono la scelta, ma non sono mancati, a caldo, i distinguo.

E proprio dove non si è convinti fino in fondo potrebbe giocarsi la partita per tenere unita l’Uti del Tagliamento o relegarla a un progetto destinato a restare nel cassetto.

Il fronte dei municipi a favore di un’unica Uti provinciale si allarga, tanto che se quell’ipotesi prendesse ancor più concretezza, resterebbero pochi Comuni convinti di entrare in un’Uti dall’ampiezza minore.

Uscito dall’assemblea sull’Uti del Tagliamento, il commissario di Valvasone Arzene, Markus Maurmair, ha osservato che, se prendesse corpo l’ipotesi dell’Uti d’area vasta, sarebbe un’ipotesi da prendere in considerazione.

Di fatto, se quel territorio guardasse a Pordenone, addio continuità da Spilimbergo a Morsano. Ma nel territorio ci sono anche altre sacche di resistenza, che potrebbero mandare all’aria il progetto basato sul territorio lungo l’asse del Tagliamento.

A Casarsa il sindaco Lavinia Clarotto, che puntualizza che quello di lunedì è stato un «primo confronto», ritiene che l’aggiunta di Spilimbergo e soprattutto San Giorgio all’Uti del Sanvitese sia un valore aggiunto.

Al sindaco piace meno l’idea di un’Uti provinciale: «Ho dei dubbi, mi spaventa un ambito troppo allargato, si potrebbe allontanare dai cittadini. Importante è invece una confederazione tra Uti, per convenzioni di ampio respiro. Come consigliere dell’Anci osservo che in Friuli avviene l’inverso: si guarda ad Uti più piccole».

Ma il primo cittadino osserva che le scelte avverranno «dopo un confronto con la maggioranza, il consiglio comunale e i cittadini».

E tra i partiti di maggioranza c’è il Pd: il segretario casarsese Marco Pelosi ha ribadito che la discussione tra i democratici ha fatto emergere la contrarietà all’allargamento a Spilimbergo, ovvero «i flussi di interesse di quest’area gravitano sul Sanvitese, l’allargamento snaturerebbe l’omogeneità tra i suoi comuni».

Come il sindaco di San Vito Antonio Di Bisceglie (Pd), il collega di Spilimbergo Renzo Francesconi (Forza Italia) è tra gli entusiasti dell’Uti del Tagliamento. Nella città del mosaico a sua volta si è registrata la contrarietà dell’opposizione a marchio Pd. Dai comuni vicini non sono mancati gli attacchi per l’abbandono alla montagna. E dalla vicina Travesio il vicesindaco Adelchi Pellarin ha proposto un referendum.

Palla presa al balzo dal coordinatore spilimberghese di Forza Italia, Benedetto Falcone, per un contrattacco più politico che nel merito: «Ben venga il referendum, purchè si mettano in discussione l’impianto normativo e non l’adesione a questa e quella Uti. A noi questa legge non piace, andava meglio, seppur perfettibile, la precedente, fatta dall’assessore Garlatti nella giunta Tondo».

E la Lega Nord? La proposta dell’“asse del Tagliamento” è quella che si preferisce a San Vito e Spilimbergo, ma non si digeriscono le modalità della riforma “imposta” da Trieste.

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